Da Confindustria sì a referendum su riforma costituzionale

Scelta unanime Consiglio generale "a favore della governabilità"

GIU 23, 2016 -

Roma, 23 giu. (askanews) – Il Consiglio Generale di Confindustria ha condiviso, all’unanimità, la posizione favorevole al referendum sulla riforma costituzionale proposta dal Consiglio di presidenza. E’ quanto comunicato dall’Associazione degli industriali.

“In coerenza con il suo ruolo di rappresentanza e partecipazione alla vita politico-sociale del Paese, Confindustria ha sottolineato nel tempo l’esigenza di modifiche alla Costituzione volte a modernizzare le istituzioni, migliorare l’efficienza della macchina pubblica e l’efficacia dei processi decisionali”, ha osservato l’associazione. Quella del Consiglio Generale è, dunque, “una scelta a favore della governabilità, della competitività e del valore della responsabilità. La riforma costituzionale guarda all’interesse generale del Paese nel medio-lungo periodo e va sostenuta, quindi, a prescindere dalla situazione politico-elettorale del momento. È senz’altro migliorabile, ma è pre-condizione indispensabile per realizzare quelle riforme economiche necessarie al rilancio della crescita, su cui Confindustria chiede un impegno forte da parte del Governo. È questo lo spirito con cui oggi il Consiglio Generale ha espresso il suo orientamento”.

Quattro sono i punti che motivano il sì delle imprese al referendum: il superamento del bicameralismo paritario, che significa più stabilità e governabilità. I Governi potranno assumere decisioni nell’interesse generale, senza guardare al consenso di brevissimo periodo, ma pensando al benessere dei cittadini; il miglioramento della qualità dell’attività legislativa, che significa riduzione del time to market delle politiche pubbliche; la semplificazione e la modernizzazione dei rapporti tra i diversi livelli di governo, che significa maggiore collaborazione tra Stato e autonomie e superamento della logica dei veti; l’introduzione di misure di efficientamento della finanza pubblica, che significa soprattutto maggiore controllo sulla quantità e qualità della spesa degli enti regionali e locali.