Chi studia di più vive più a lungo, salvo che in Italia

Ma in questo caso studio Ocse nasconde risvolto positivo Penisola

GIU 9, 2016 -

Roma, 9 giu. (askanews) – Chi studia, lavora e guadagna di più campa più a lungo. Basta che non viva in Italia. Lo sostiene l’Ocse, nel suo Business and Finance Outlook 2016, un rapporto annuale che affronta una molteplicità di temi legati a imprese, lavoro e produttività, in questa edizione concentrato sulla frammentazione delle politiche volte a favorire miglioramenti della crescita.

Uno degli aspetti esaminati è sulle aspettative di vita in rapporto ad alcuni fattori chiave passibili di influenzarla: il livello di istruzione, il reddito e il tipo di occupazione. Va da sé che queste voci sono tra loro correlate, perché chi ha un’istruzione più elevata solitamente svolge professioni di livello più alto e guadagna di più. E i maggiori livelli di reddito danno accesso a maggiori cure mediche, quindi si traducono in una speranza di vita più elevata.

Ma sull’Istruzione spicca il caso italiano. Infatti, mediamente tra i maschi 65enni con livelli di istruzione più elevati la speranza di vita è di circa 3 anni più alta di coloro che hanno il livello minimo di istruzione. Il divario c’è anche per le donne ma è più contenuto. In Italia però è ridotto al lumicino: solo poco più di un anno per i maschi e meno di un anno per le femmine.

In realtà per una volta il “caso Italia” non è negativo, perché significa che nella Penisola la disuguaglianza tra classi sociali, almeno per quanto riguarda le aspettative di vita legate al livello di istruzione, è meno pronunciata. Uno dei grafici pubblicati dell’Ocse mostra infatti che negli ultimi anni l’aumento della speranza di vita tra le classi meno istruite è stato superiore a quello di coloro che hanno livelli di istruzione più alti. E così il divario si è ridotto.

E ci sono anche altri Paesi in cui in misura diversa si sono registrati sviluppi analoghi, come Francia, Finlandia e Estonia. In pratica in Italia chi studia di più vive più a lungo, ma anche chi non può permetterselo, almeno secondo questo studio Ocse, mantiene buone speranze di campare i proverbiali cent’anni.