L’Italia ha la maggior potenziale forza lavoro extra d’Europa

3,5 milioni di persone che vorrebbero un lavoro ma non lo cercano

MAG 19, 2016 -

Roma, 19 mag. (askanews) – L’Italia è di gran lunga il Paese di tutta l’Unione europea a contare il maggior numero di persone che potrebbero aggiungersi da attivi al mercato del lavoro: Eurostat, l’ente di statistica comunitario, vi ha infatti contato oltre 3 milioni e mezzo di cittadini che include nella “potenziale forza lavoro supplementare”. Sono pari al 14 per cento dell’intera forza lavoro nazionale, quasi uno su sei, laddove in media nell’Ue questa quota si limita al 4,7 per cento, per un totale complessivo di 9,255 milioni di persone. In pratica oltre una persona su tre in tutta Europa che appartiene a questa particolare categoria è in Italia.

Per avere un altro riscontro su quanto sia elevata questa quota nella Penisola, basti sapere che in Germania, Paese con una popolazione più ampia, si contano solo 533 mila persone nella “potenziale forza di lavoro supplementare”, in Francia 674 mila e in Spagna 949 mila, che pure, quest’ultima, ha un tasso di disoccupazione molto più elevato di quello italiano.

Va infatti precisato che la categoria in questione riguarda coloro che vengono inclusi tra gli “inattivi”, cioè i non occupati e i non disoccupati. Perché per le statistiche internazionali sul lavoro si viene inclusi tra i disoccupati quando in un arco temporale relativamente ravvicinato al sondaggio si sia compiuta almeno una azione attiva di ricerca di lavoro e si sia disponibili ad iniziare una eventuale attività lavorativa in tempi brevi.

In Italia, secondo i dati Eurostat, la quota di gran lunga più consistente che va a comporre questo potenziale di attivi supplementari è rappresentanto dai cosiddetti “scoraggiati”: coloro che vorrebbero un lavoro ma ormai non lo cercano più attivamente. Se ne contano 3,451 milioni. Coloro che invece cercano un lavoro attivamente ma non sarebbero pronti ad accettarlo immediatemente sono poco più di 100 mila. Al 60 per cento gli inattivi che però vorrebbero un lavoro è rappresentato da donne. Alle spalle dell’Italia si piazzano, distanziate, Croazia (9,2%), Lussemburgo (7,8%), Finlandia (7,7%) e Bulgaria (7,1%).

In generale Eurostat rileva che in tutta l’Unione a 28 la popolazione attiva tra 15 e 74 anni ammonta a 220 milioni di persone, di cui 23 milioni disoccupati laddove gli inattivi sono 136 milioni. Due occupati su tre lavorano part time e tra questi vi è una quota consistente di “sotto occupati”, coloro che sarebbero disponibili ad un lavoro a tempo pieno ma non trovano: sono 10 milioni sui 44,7 milioni che lavorano part time, pari il 4,6 per cento dell’occupazione totale. In questo caso in Italia il fenomeno è meno marcato, i “sotto occupati” sono 748 mila, il 3,3 per cento degli occupati.