Banche, Padoan spiega Atlante ad americani: ecco perchè è nato

Governo,BI 'facilitatori.Su Unione Bancaria momento molto delicato

APR 15, 2016 -

Washington, 15 apr. (askanews) – Il fondo Atlante? Un’iniziativa privata autorganizzata dal sistema bancario nella quale il governo e Bankitalia hanno agito da ‘facilitatori’ per evitare errori passati di mancanza di gioco di squadra del settore privato. A spiegare lo spirito e l’iniziativa a una platea sofisticata di economisti e analisti statunitensi è stato il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan che, intervenendo presso il Peterson Institute of International Economics (Piie), uno dei più importanti think tank di Washington, non si è sottratto alle domande sullo stato dell’arte dell’Unione bancaria che, a suo avviso, sta attraversando un momento ‘molto delicato’ di transizione dove c’è molto meno spazio di prima per gestire situazioni delicate.

“Atlante – ha detto Padoan – è un’iniziativa completamente privata con fondi privati conferiti su base volontaria e gestiti da una società di gestione di patrimoni del settore privato. Lo scopo di questo fondo Atlante è doppio: da un lato quello di fornire un meccanismo di backstop per la capitalizzazione delle banche, cioè di un meccanismo che entra in funzione se necessario. L’altro scopo è quello di fare affluire fondi privati nei crediti in sofferenza (Npl) che sono ancora lì, con numeri che sono ancora rilevanti anche se talvolta è confuso il loro vero significato”.Uno strumento per tenere fuori fondi stranieri da questo processo? “L’idea – ha risposto Padoan – non è quella di tenere fuori ‘i cattivi, l’idea è quella di evitare che attivi bancari di valore siano venduti a prezzi che non riflettono tali valori. E se sei sotto stress sei sottoposto a forti pressioni per vendere a qualunque prezzo. Allo stesso tempo questa è una risposta del settore privato che a mio avviso segnala che il settore privato è sufficientemente forte per fornire soluzioni autorganizzate. E’ inoltre una risposta che tiene in considerazione, date le nuove regole entrate in vigore nel 2013 sugli aiuti di stato nel settore bancario il ruolo che lo stato puo’ prendere in termini di sostegno e uso delle risorse è molto più limitato che in passato”.

In questo processo il ruolo delle istituzioni, ha spiegato il ministro, del Governo ma anche della Banca d’Italia, “è stato quello di facilitare. Guardando alla storia di un vecchio problema, il fallimento del coordinamento, quando si tratta di settore privato, abbiamo fornito alcuni sforzi di facilitazione per mettere insieme le banche e metterle intorno al tavolo in modo che possano scambiare i loro punti di vista e mettere i loro soldi”.

Ma c’è di più. “Nei prossimi giorni – ha anticipato Padoan – il governo italiano introdurrà misure che accelereranno significativamente il tempo necessario per affrontare le procedure fallimentari. Così se sarà necessario molto meno tempo per recuperare alcune delle tue attività questo aumenterà il valore delle stesse attività”.

Quanto all’Unione Bancaria, il ministro dell’Economia ha spiegato alla platea presente al PIIE “Abbiamo un’Unione Bancaria che è pronta per un pilastro e tre quarti. Meccanismo unico di supervisione, Meccanismo di risoluzione e autorità di risoluzione e risorse per la risoluzione ma non ancora pienamente operativi. Non abbiamo ancora il terzo pilastro, che è l’assicurazione comune sui depositi. Perché questo è d’importanza cruciale? Per due motivi. Perché innanzitutto una volta che avremo completato la riforma avremo alle spalle l’eredità della crisi finanziaria. Ora abbiamo una riforma del settore bancario molto potente e pesante e articolata che ora è messa in pratica. E questo è dove chiediamo con forza attenzione al doppio principio della riduzione del rischio e della condivisione del rischio. Abbiamo bisogno di percorrere entrambe le direzioni perché credo che questo due elementi si rinforzano a vicenda”.

Proprio su tali due aspetti Padoan ha ricordato che “non è un segreto che nell’area euro i punti di vista differiscano significativamente su a cosa dare più importanza, mitigazione o condivisione del rischio, e su cosa dovrebbe venire prima. E questo ha conseguenze molto pratiche oggi perché l’agenda politica dell’Ecofin nei prossimi mesi è esattamente su tali temi.

Padoan ha poi segnalato l’esistenza di “un problema”. “Non sappiamo ancora e io non so – ha detto – quale impatto avrà l’attuazione del sistema di nuove regole sul sistema bancario. Abbiamo fatto molto con l’introduzione della mitigazione del rischio con l’introduzione del bail in, che lascia molto poco spazio per affrontare situazioni di emergenza o fragilità fino a quando.

Siamo in un momento molto delicato in Europa – ha sottolineato – e stiamo mettendo a regime un nuovo sistema che è molto complesso e che sostanzialmente sta guardando strettamente a rispettare regole contabili e prudenziali ma che lascia molto meno spazio di prima a come puoi gestire situazioni di emergenza e situazioni dove c’è bisogno di una garanzia (backstop)”.

“In Italia – ha ribadito Padoan – abbiamo avuto una crisi bancaria di piccola entità con 4 piccole banche che nel loro complesso costituivano meno dell’1% della dimensione del mercato. Malgrado ciò l’attuazione di regole parziali di bail in, a causa del periodo di transizione, ha avuto un impatto significativo in termini di percezione del rischio nelle famiglie e perciò nell’atteggiamento nei confronti del sistema bancario. Questo è stato un risveglio molto duro alla realtà e su come dovremmo attuare queste misure.