Rcs pesante in Borsa, incertezze su futuro assetto post Fiat

Nè Rocca nè Pellicioli interessati a intervenire sul Corriere

MAR 3, 2016 -

Milano, 3 mar. (askanews) – Seduta all’insegna dei realizzi per Rcs e L’Espresso all’indomani dell’exploit in Borsa dopo l’annuncio della fusione tra le società a cui fanno capo Repubblica e La Stampa, che porterà alla creazione del primo gruppo italiano della carta stampata e sul digitale, e la storica uscita della famiglia Agnelli-Elkann da Rcs. Dopo il +16% messo a segno ieri, le azioni del gruppo L’Espresso hanno chiuso in ribasso del 2,23% a 0,966 euro. Giù anche la controllante Cir (-2,63%). Più pesante la flessione per Rcs, che ha lasciato sul terreno il 7,87% a 0,562 euro in un contesto di mercato positivo.

Mentre gli analisti promuovono l’accordo raggiunto tra Cir e Fca – una “grande combinazione creatrice di valore” secondo Mediobanca Securities – l’attenzione è ora rivolta a Rcs, con il mercato che comincia a ragionare sull’assetto proprietario del dopo Fiat, ancora tutto da definire. Fca ha annunciato, infatti, che distribuirà ai propri soci il 16,7% attualmente in suo possesso ed Exor, a sua volta, cederà sul mercato la propria quota-parte, che sarà intorno al 5%. Il pacchetto, ha precisato oggi un portavoce della società, non sarà ceduto unitariamente a un singolo soggetto. “Sarà ceduto in modo frazionato sul mercato, in base a prassi coscienziose e senza arrecare danno alla società – ha spiegato il portavoce di Exor – Escludiamo di vendere a un singolo soggetto”.

“La notizia è negativa per Rcs – hanno commentato gli analisti di Equita Sim – perché il gruppo Fiat/Exor si disimpegna dall’azionariato e perchè si crea overhang sul titolo, seppure la distribuzione di azioni da parte di Fiat sia nel primo trimestre 2017”. Anche gli analisti di Piazzetta Cuccia si attendono un po di pressione sul titolo almeno fino a quando non sarà terminata la cessione della quota. “Con il disimpegno del principale azionista di riferimento del gruppo di fatto Rcs diventa realmente contendibile e riteniamo importante verificare chi sarà il nuovo azionista di riferimento del gruppo”, ha spiegato Equita. Una soluzione, secondo gli analisti, potrebbe essere l’aggregazione con il gruppo Cairo che “ha forte credibilità nel generare efficienze, che potrebbero emergere se prendesse il controllo di Rcs, e ha una cash position per circa 100 milioni e quindi il nuovo gruppo avrebbe un leverage inferiore a 2,5 volte l’ebitda”.

Mentre si attendono notizie dirette da parte dell’interessato, Urbano Cairo (cui fa capo tra l’altro l’emittente La7), due outsider tirati in ballo da alcuni organi di stampa – il presidente di Assolombarda, Gianfelice Rocca, e il numero uno di De Agostini, Lorenzo Pellicioli – hanno escluso un loro eventuale coinvolgimento in Rcs. “Con riferimento alle numerose uscite sulla stampa a proposito di ipotetiche acquisizioni e fusioni di giornali (Corriere della Sera e Sole24ore) – si legge in una nota diffusa da Techint, la società che fa capo alla famiglia Rocca – Gianfelice Rocca e Techint escludono ogni interesse o coinvolgimento in queste operazioni”. “I quotidiani non ci interessano, non è il nostro business”, ha invece spiegato una fonte vicina al gruppo di Novara. Categorico il presidente del Gruppo 24 Ore, Benito Benedini: “ribadisco quanto già espresso nella nota diramata il 18 febbraio scorso con cui ha smentito categoricamente, perchè prive di fondamento, le notizie circolate relative ad ipotesi di aggregazione con altre aziende editoriali”.

Sulla carta, è Diego Della Valle (con il 7,3%) a essere destinato a divenire il primo singolo azionista di tipo “industriale” di Rcs. Per il momento tutto tace dal quartier generale dell’imprenditore marchigiano, che in queste ore sarebbe a Parigi per la settimana della moda. Subito dopo il patron della Tod’s c’è Schroders (accreditato di un 5%), che fa parte dello stesso conglomerato del fondo Vanguard (2,3% circa). Ma entrambi questi due azionisti, che detengono peraltro pacchetti di titoli Fca in misura marginale, sono di natura tipicamente finanziaria.

Mediobanca (6,2%) ha recentemente riconfermato l’intenzione di continuare progressivamente ad alleggerire la partecipazione in Rcs fino ad uscirne, sia pur senza fretta per via dei prezzi di mercato. Identico mood ispira anche Intesa Sanpaolo, che ha circa il 4,2% della holding che edita il Corriere della Sera.

Resta alla finestra Unipol, con il 4,6% di Rcs ereditato da FonSai. “Non abbiamo mai detto che vogliamo vendere né abbiamo mai detto di voler salire”, ha dichiarato oggi il numero uno della compagnia, Carlo Cimbri. “Penso che c’è uno scenario nuovo che dobbiamo valutare. Noi abbiamo interesse alla stabilità oltre che allo sviluppo dell’azienda”. Per finire, gli altri azionisti di rilievo sono China National Chemical Corporation (4,4%) e gli eredi Rotelli (2,7%).