Banche, Commissione Ue tiene il punto con Italia su salvataggi

Una nota conferma le posizioni della lettera di Vestager e Hill

DIC 23, 2015 -

Bruxelles, 23 dic. (askanews) – La Commissione europea, intervenendo nella polemica in corso sulle scelte fatte dal governo e quelle imposte dall’Esecutivo comunitario nella vicenda della ristrutturazione di Banca Marche, Banca Etruria, Carife e Carichieti, ha confermato oggi la propria posizione contraria all’uso del Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd) per ricapitalizzare le quattro banche, così come avrebbero voluto fare le autorità italiane.

Il servizio del Portavoce della Commissione puntualizza, in una nota emessa oggi a Bruxelles, che la lettera inviata al governo italiano dalla commissaria Ue alla Concorenza, Margrethe Vestager, e dal commissario alla Stabilità finanziaria, Jonathan Hill, il 19 novembre scorso, intendeva “definire sotto l’aspetto giuridico l’uso di un fondo obbligatorio di garanzia dei depositi per ricapitalizzare le quattro banche”, una questione su cui l’Esecutivo Ue “era rimasto in contatto con le autorità italiane fin dal mese di maggio”.

La lettera dei due commissari, precisa il portavoce “spiega che le regole Ue sugli aiuti di stato e la direttiva sulla risoluzione e salvataggio delle banche (Brrd – Bank Resolution and Recovery Directive, ndr) si applicano all’uso di fondi pubblici per sostenere le banche che stanno fallendo”, e che “l’uso di un fondo obbligatorio di garanzia dei depositi non fa eccezione” all’applicazione di quelle regole.

“C’è anche – aggiunge il portavoce della Commissione – una semplice logica soggiacente, senza la quale il controllo Ue sugli aiuti di Stato e le salvaguardie che fornisce ai contribuenti e all’equa concorrenza potrebbero essere facilmente aggirate: il sostegno pubblico deve arrivare solo in ultimo ricorso”.

“Le regole Ue forniscono diversi strumenti agli Stati membri per far fronte ai fallimenti delle banche e mantenere la stabilità finanziaria” ricorda il portavoce, che poi sottolinea: “E’ stata una decisione delle autorità italiane quella di ristrutturare le banche usando il Fondo di risoluzione”.

D’altra parte, si puntualizza ancora nella nota, “se altre banche decidono da sole di intervenire in un meccanismo pienamente privato, questo esula dal campo di applicazione del controllo Ue sugli aiuti di Stato”.

Il portavoce ricorda infine che già “in precedenza, in diversi casi in Italia, Spagna e Polonia, la Commissione aveva concluso che l’intervento da parte di fondi di garanzia obbligatori (per salvare le banche, ndr) equivaleva a un aiuto di Stato”, anche se poi quegli interventi erano stati approvati dall’Antitrust comunitario “perché in linea con le regole sugli aiuti di Stato” vigenti.