Banche, Ue favorevole a arbitrato per risparmiatori “ingannati”

Soluzione "alla spagnola", e Stato potrebbe anticipare rimborsi

DIC 11, 2015 -

Bruxelles, 11 dic. (askanews) – Piace alla Commissione europea la soluzione dell'”arbitrato veloce”, a cui sta pensando il governo, per valutare caso per caso le vicende dei risparmiatori che avevano acquistato obbligazioni subordinate delle quattro banche del centro Italia poi ristrutturate (Banca Etruria, Banca Marche, Carife e Carichieti). L’arbitrato dovrebbe stabilire se i risparmiatori siano stati indotti dalle stesse banche a investire senza essere pienamente consapevoli e informati del rischio inerente a questi prodotti finanziari.

A quanto si apprende a Bruxelles, la soluzione dell’arbitrato extra-giudiziario sotto l’egida della Consob, simile a quella già sperimentato con successo in Spagna durante la crisi bancaria di due anni fa, per l’Esecutivo comunitario sarebbe un’ottima idea.

In pratica, i risparmiatori che in sede di arbitrato proveranno di essere stati vittime del “misselling” – che dimostrino cioè di essere stati ingannati o non sufficientemente informati dei rischi da parte degli intermediari finanziari, al momento dell’acquisto delle obbligazioni subordinate – potranno riavere i soldi investiti, rifacendosi sui fondi di liquidazione per i rimborsi ai creditori delle quattro banche.

Non solo: la Commissione non avrebbe niente da obiettare neanche se lo Stato anticipasse immediatamente i rimborsi per i risparmiatori aventi diritto, a seguito della procedura d’arbitrato, a condizione naturalmente di recuperare dai fondi di liquidazione la totalità dei finanziamenti anticipati.

In Spagna, due anni fa, la crisi bancaria (su una scala 30-40 volte maggiore rispetto all’attuale crisi italiana) aveva causato perdite per 15 miliardi di euro ai detentori di obbligazioni subordinate, ma a seguito della procedura di arbitrato il 10-15 per cento delle perdite sono poi state compensate agli investitori non professionali vittime comprovate del “misselling”. Alcune banche – quelle che dopo la ristrutturazione hanno continuato a operare sul mercato – hanno pagato direttamente i rimborsi; altre, quelle liquidate, lo hanno fatto attraverso i loro fondi di liquidazione.