Wine2Wine: vino e finanza un binomio difficile

Per cantine approdare al private equity resta percorso a ostacoli

DIC 3, 2015 -

Roma, 3 dic. (askanews) – Vino e Finanza un binomio difficile. Per le cantine approdare al private equity rappresenta ancora una corsa a ostacoli, anche se i Fondi hanno riscaldato i motori e guardano a questo mondo come una possibile espansione del business. Se ne e’ parlato a Veronafiere nell’ambito del Wine2Wine, la rassegna che riunisce buyers ed operatori del settore vino, enologi ed esperti marketing.

Nel corso del Workshop “Vino e finanza due mondi cosi’ vicini, così lontani: forme di finanziamento diverse dalla quotazione”, Pierluca Antolini (Idea Capital) ha sottolineato l’esperienza della cantina Masi, che – ha detto – “Oggi è quotata, dopo essere stata partecipata per sei anni da un Fondo, che ha poi terminato la sua esperienza in Masi con la quotazione in Borsa”. Quello del settore agroalimentare in generale e delle aziende vinicole in particolare, viene visto come un comparto molto interessante per il private equity, che può intervenire sia con operazioni di maggioranza (fino al 70-80%) che di minoranza (25-30%, ma si può arrivare fino al 40-45%). Le operazioni possono riguardare l’aumento di capitale, o l’acquisizione di azioni, un Fondo può infatti accompagnare l’azienda alla quotazione e poi lasciare il passo ad un Fondo piu’ grande, oppure la famiglia può ritenere di avere esaurito l’esperienza e magari richiedere il riacquisto dei titoli. In ogni caso i Fondi mettono in cantiere operazioni che possono aiutare la crescita dell’azienda in uno o più cicli di sviluppo, prevedendo il raddoppio del proprio investimento in 5 anni, con un tasso di interesse per il Fondo di circa il 15-20% all’anno.