Fca: soci tornano in Olanda, domani assemblea su scorporo Ferrari

Per 2016 Marchionne proiettato su alleanza, Gm resta nel mirino

DIC 2, 2015 -

Amsterdam, 2 dic. (askanews) – I soci di Fca tornano in Olanda per lo scorporo della Ferrari. Domani ad Amsterdam il presidente John Elkann e l’ad Sergio Marchionne chiameranno gli azionisti a votare per portare avanti la scissione del marchio di Maranello, che a ottobre è stato quotato a Wall Street e all’inizio del 2016 dovrebbe sbarcare a Piazza Affari. Si tratta di trasferire tutte le azioni residue che Fiat Chrysler detiene in Ferrari Nv (circa il 10%) a una nuova società olandese, Fe Interim Bv. Questa poi distribuirà la quota ai possessori di azioni e obbligazioni convertibili di Fca. È quindi un passaggio tecnico, che arriva però in una fase che potrebbe essere cruciale per il futuro del gruppo italo-americano, proiettato verso una grande alleanza che cambierebbe lo scenario automobilistico mondiale.

Il ritorno nei Paesi Bassi, dopo la prima storica assemblea di metà aprile, chiude un 2015 di consolidamento per Fca. Un anno segnato dai buoni risultati soprattutto per il brand Jeep, trainato dalla Renegade, dal rilancio dell’Alfa Romeo con il debutto della Giulia e da investimenti importanti, tra cui spicca la nuova maxi-fabbrica nel Pernambuco (Brasile). Un trend positivo in un momento complesso per il settore, con le vendite in risalita in Europa e i mercati emergenti in difficoltà. E dopo lo scandalo Volkswagen, per i costruttori l’aria è cambiata, in particolare negli Stati Uniti: “Fare auto è come fare il banchiere – ha detto chiaramente Marchionne – facciamo parte di un gruppo di gente a cui non vuole bene nessuno”.

In questo contesto, con un Dieselgate che indebolisce l’industria tedesca e dalle conseguenze ancora imprevedibili, il quadro internazionale rischia di subire un riassetto significativo. E Marchionne potrebbe scegliere il momento giusto per realizzare il grande colpo: un’alleanza con General Motors per creare il primo gruppo mondiale, “che può fare 30 miliardi di cash all’anno”. Una mossa dettata non solo dalla convinzione che il settore auto debba convergere verso pochi grandi costruttori globali, ma forse anche dalla necessità di accelerare i tempi in vista dell’arrivo di Google e Apple. Due colossi che potrebbero stravolgere il mercato anche dal punto di vista tecnologico, contando su una capacità di investimento da centinaia di miliardi che nessuna casa automobilistica possiede.

Il pressing del numero uno di Fca su Gm va avanti da mesi, ma finora i vertici di Detroit hanno respinto il corteggiamento, convinti dei risultati positivi ottenuti dal gruppo con la rinascita degli ultimi anni. Il Ceo Mary Barra, ha scherzato Marchionne, “l’ho invitata a cena ma non vuole venire, nemmeno un caffè”. Qualche mese fa il manager italo-canadese ipotizzava un “abbraccio” fatto “in maniera più ferma”; ultimamente però ha smorzato i toni, spiegando che un matrimonio americano offrirebbe “più opportunità” ma si continua a guardare anche ad altre opzioni, non escludendo nemmeno scalate ostili. Una linea di basso profilo che potrebbe essere accompagnata da una più silenziosa strategia di persuasione degli azionisti di Gm, per mettere poi a segno la zampata finale.