Fs, il 70% del traffico sui binari è servizio pubblico

Il ruolo di Rfi: non solo rete, anche traghetti e logistica

NOV 24, 2015 -

Roma, 24 nov. (askanews) – E’ partito il conto alla rovescia per la privatizzazione delle Fs ma prima di collocare il 40% presso investitori e risparmiatori dovrà essere definito il perimetro oggetto della parziale dismissione. Il Gruppo Fs è una delle principali realtà economiche del paese con circa 70mila dipendenti, oltre 40 società controllate e un patrimonio netto superiore a 35 miliardi di euro. Ma si tratta anche di una realtà molto complessa, con segmenti completamenti aperti al mercato e alla concorrenza, infrastrutture, servizi di logistica, traghetti. Le Ferrovie gestiscono i binari con Rfi, offrono servizi ai passeggeri con Trenitalia, ma si occupa anche di altri business come Grandi Stazioni, le merci in Germania con Netinera, progettazione con Italferr fino ai servizi di trasporto autobus con con BusItalia Sita. Ma soprattutto una componente preponderante di attività regolata come servizio pubblico. Il ministro dei Trasporti, Graziano Delrio, ieri dopo l’ok del consiglio dei ministri al Dpcm che avvia di fatto l’iter di privatizzazione ha assicurato che Rfi “rimarrà in mani pubbliche”.

Nell’ottica dell’accesso al mercato senza discriminazioni, in realtà il tema della proprietà della rete è ininfluente. Le regole che definiscono con trasparenza ed equità l’accesso alla rete prescindono dalla proprietà dell’infrastruttura. In Europa, tra l’altro, esistono diversi livelli di separazione tra rete e operatore dominante. Si va dalla separazione societaria nei paesi scandinavi, Gran Bretagna, Spagna, Grecia, Repubblica Ceca, Portogallo, all’integrazione totale come in Irlanda (vietata dalle norme europee). Ci sono poi i casi di separazione parziale (Francia, Estonia, Ungheria) e integrazione parziale (Italia, Germania, Austria, Belgio).

Privatizzare un gruppo integrato come le Fs di oggi, quindi, riguarda solo gli aspetti finanziari e non quelli regolatori e di liberalizzazione.

Il nodo di Rfi, piuttosto, è rappresentato dal perimetro della società e dalle funzioni. Oltre ai binari, a Rfi fanno capo 500 stazioni medio/piccole e le 13 principali del paese. Tra le controllate di Rfi c’è la società per il servizio traghetti sullo Stretto di Messina. Inoltre Terminali Italia e il Tunnel Ferroviario del Brennero. In capo a Rfi inoltre c’è un cospicuo patrimonio immobiliare oltre alle reti tlc ed elettrica (quest’ultima in via di cessione a Terna).

Il presidente di Fs, Marcello Messori, esattamente un anno fa indicava la necessità di “asciugare” Rfi, avvicinandola all’esempio della Germania dove la gestione pubblica della rete è più circoscritta.

Non meno complessa è Trenitalia, l’impresa di trasporto ferroviario. Trenitalia spazia dai Frecciarossa, ai treni pendolari fino ai servizi merci. E’ aticolata in tre divisioni, passeggeri regionali, cargo e passeggeri long haul. All’interno di quest’ultima c’è il business dell’alta velocità, ma anche i servizi a lunga percorrenza che ricadono nella definizione di servizio pubblico.

Sulla base degli ultimi dati forniti dall’Autorità dei trasporti, in termini di treni/km l’anno scorso ben il 70% del traffico è servizio pubblico. In dettaglio il 58% è traffico regionale (i treni per i pendolari) e il 9% è servizio pubblico a lunga percorrenza. L’alta velocità ferroviaria rappresenta solo il 9% dei 330 milioni di treni/km. I numeri cambiano un poco in termini di ricavi da pedaggi: l’alta velocità vale il 24% rispetto a 1,05 miliardi di euro, mentre i treni pendolari regionali rappresentano il 49% e quelli a lunga percorrenza ma sempre servizio pubblico un altro 7%.

Ai fini della privatizzazione, significa che una parte rilevante dei ricavi non viene determinata dal mercato ma dai contratti di servizio che Trenitalia stipula con le Regioni.