Moody’s: crescita globale fiacca in 2015-2017, pesa anche Cina

Per Eurozona attesa crescita media 1,5%

NOV 10, 2015 -

New York, 10 nov. (askanews) – Nei prossimi due anni la crescita globale “sarà fiacca”, anche a causa del perdurare del rallentamento della Cina e di altri mercati emergenti. E’ quanto si legge in un rapporto di Moody’s Investors Service, in cui si prevedere che in media il Pil dei Paesi del G20 crescerà del 2,8% tra il 2015 e il 2017, solo lo 0,3% in più rispetto al periodo 2012-2014 e al di sotto della media del 3,8% registrata nei cinque anni prima della crisi finanziaria.

Le stime sono sostanzialmente in linea con quelle che l’agenziadi rating aveva pubblicato lo scorso agosto. Secondo Moody’s lacrescita lenta dei mercati emergenti non farà deragliare lacrescita delle economie avanzate, dove l’outlook economico saràsostenuto da politiche monetarie più accomodanti per gli anni avenire.

Per Moody’s la crescita dei Paesi del G20 si attesterà al 2,8%nel 2016 e al 3% nel 2017, contro il 2,6% previsto per il 2015.Per il periodo 2015-2017 è attesa una crescita media attorno al2,5% per Stati Uniti, Regno Unito e Corea e attorno all’1,5% perl’Eurozona. Per la Cina, Moody’s prevede una crescita del Pilpoco sotto il 7% nel 2015, del 6,3% nel 2016 e del 6,1% nel 2017.

“Una crescita economica globale attenuata non sosterrà una significativa riduzione del debito pubblico né consentirà alle banche centrali di alzare i tassi di interesse in modo marcato”, ha detto Marie Diron, vicedirettore generale dell’agenzia e autrice del rapporto. Il contributo dei mercati emergenti all’aumento del il del G20 nei due anni presi in considerazione calerà ai minimi dall’inizio degli anni Duemila.

“Il mix di prezzi delle materie prime bassi in modo persistente e una crescita globale sottotono manterranno le pressioni disinflazionistiche, peseranno sui ricavi e ostacoleranno i tentativi di deleverage”, si legge. Il rischio principale per l’outlook economico deriva dalle ricadute maggiori delle previsioni del rallentamento della Cina e dal più ampio impatto avuto da condizioni più difficili dei finanziamenti interni ed esterni dei mercati emergenti.

“Gli effetti diretti sull’economia globale di questi due rischi potenziali sarebbero probabilmente limitati. Tuttavia, le economie avanza portebbero non essere in grado di fare molto per sostenere la crescita globale, dato il ridotto margine di manovra delle autorità locali sul fronte fiscale e monetario e dato l’alto livello di indebitamento visto in vari settori e Paesi”, ha detto Diron.

Il graduale rallentamento della Cina riflette il compromesso tra il rischi di mettere a rischi occupazione e stabilità sociale e la necessità di fare ulteriori riforme, volte a ridurre la dipendenza di Pechino dagli investimenti e dal credito e aumentare l’influenza di un meccaniscmo di mercato.

Secondo l’agenzia di rating, è improbabile che i prezzi delle materie prime crescano in modo significativo nei prossimi anni: un incremento delle scorte, la risposta lenta sul fronte dell’offerta e la domanda debole della Cina e di altri importatori chiave continuerà a pesare sui prezzi. Non sono previsti significativi aumenti dei prezzi dell’energia, dei metalli e delle materie prime minerarie nei prossimi due anni.