Il FT dice che il lavoro Usa va male perché sembra l’Italia

Editoriale Wolf: su "prime age" tanti inattivi come nella Penisola

NOV 4, 2015 -

Roma, 4 nov. (askanews) – La dimostrazione che il mercato del lavoro degli Stati Uniti non sta davvero bene, come potrebbe far credere il basso tasso di disoccupazione, è che a livello di adulti inattivi “è molto vicino ai livelli dell’Italia”. In un editoriale del Financial Times, firmato dal primo dei commentatori economici, Martin Wolf, il panorama occupazionale della Penisola finisce per essere utilizzato come metro di paragone in negativo.

L’analisi parte dalla categoria degli uomini tra 25 e 54 anni, il cosiddetto “prime age”, ovvero la fascia in cui tradizionalmente il livello di occupazione è massimo e il livello di inattività è minimo. Ebbene in base ai dati del 2014, negli Usa “il 12 per cento, un uomo su otto non lavorava e non cercava lavoro. Un livello molto vicino al tasso italiano e ampiamente superiore rispetto agli altri Paesi del G7”.

In Gb gli uomini inattivi in questa fascia erano l’8 per cento, in Francia e Germania il 7 per cento e in Giappone il 4 per cento. Sulle donne poi, il tasso di inattività prime age degli Usa, al 26 per cento, risulta più basso solo rispetto a quello (di nuovo) dell’Italia.

L’articolo comunque non è un accanimento contro la situazione del lavoro italiano, ma piuttosto una analisi che mette in discussione l’effettivo stato di salute dell’occupazione a stelle e strisce. Secondo l’editorialista negli Usa i salari minimi sono talmente bassi che in molti casi lavorare risulta anti economico. E questo problema, che riguarda soprattutto le fasce di età sovra menzionate, in pratica uomini e donne che ritengono che lavorare non assicuri abbastanza per sostentare una famiglia, “merita attenzione ma anche misure”, conclude Wolf.