In Italia il contante a 179 mld, cresce e ignora i tetti

Dal 2012 in calo il valore dei pagamenti elettronici

OTT 15, 2015 -

Roma, 15 ott. (askanews) – Sembra paradossale ma da quando è stato introdotto il tetto all’uso del contante a mille euro dal governo Monti il valore dei pagamenti tramite assegni, bonifici e carte di debito è in costante calo. Poco oltre 10mila miliardi di euro nel 2011, 8.840 miliardi di euro l’anno scorso. Di contro il contante in circolazione è in costante aumento in Italia e nell’area euro. Secondo gli ultimi dati diffusi da Bankitalia, ad agosto il valore delle banconote in circolazione in Italia supera i 179 miliardi di euro, quasi il 30% in più rispetto a cinque anni fa. Un tasso di crescita decisamente superiore rispetto all’inflazione cumulata e all’andamento del Pil.

Un incremento costante dall’arrivo dell’euro che non ha risentito dell’introduzione dei tetti più restrittivi all’utilizzo del contante. Un fenomeno comune anche agli altri paesi del club dell’euro. Nel 2001 il valore delle banconote in circolazione superava i 200 miliardi e ad agosto si attesta a 1.054 miliardi, secondo l’ultimo bollettino della banca centrale europea. Negli ultimi cinque anni una crescita di circa il 20%, decisamente più moderata rispetto alla realtà italiana. La Germania è il paese euro con il valore più elevato di contante in circolazione, oltre 270 miliardi.

In uno studio di alcuni mesi fa la Cgia di Mestre evidenziava che non c’è alcuna relazione tra uso del contante ed evasione fiscale. La conferma anche guardando al resto dell’Europa dove la realtà sui limiti all’utilizzo del contante è molto variegata. Con mille euro, ma che ora saliranno a 3mila, l’Italia con il Portogallo presenta il limite più restrittivo. In molti paesi come Germania, Regno Unito, Svezia e Finlandia non c’è alcun limite all’utilizzo del contante.

Più uniforme invece in Europa i limiti all’utilizzo del contante per i cittadini extracomunitari. In genere 15mila anche se con alcune condizioni. L’Unione europea tuttavia da qualche anno è intenzionata a limitare l’uso del contante. In estate la Commissione europea ha varato una direttiva che abbassa a 10mila euro il tetto per i cittadini extracomunitari.

L’Europarlamento si è occupato in più occasioni dell’utilizzo del contante. In uno studio commissionato due anni fa emergeva che i costi per la gestione di banconote e monete ammonta a quasi 100 miliardi di euro l’anno oltre due volte l’onere che sopporta l’economia (e il contribuente) americana.

Sembra, invece, esistere una certa relazione tra il taglio delle banconote e il riciclaggio. Molti paesi nel club dell’euro sono favorevoli a abolire il foglio da 500 euro, ribattezzato Bin Laden in Spagna (tutti sanno che esiste ma nessuno l’ha mai visto). L’anno scorso il presidente della Bce, Mario Draghi, in risposta a una interrogazione dell’Europarlamento scriveva che la banconota da 500 euro è uno strumento utile in termini di riserve valutarie.

La pensano diversmente negli Stati Uniti, dove biglietti fino a 10mila dollari venivano stampati regolarmente fino al 1918. Da oltre 70 anni invece il taglio massimo è 100 dollari e la Fed non ha alcuna intenzione di coniare banconote di importi superiori. Qualche anno fa in una testimonianza al Congresso un esponente della Federal Reserve sosteneva che gli Stati Uniti non avrebbero seguito la Bce con banconote da 200 e 500. “I vantaggi in termini di costi di gestione sono decisamente inferiori ai rischi legati al riciclaggio e alle attività criminali”.

Tra i grandi paesi solo la Svizzera continua a stampare un foglio da mille franchi, mentre in Giappone la banconota da 10mila yen in realtà vale poco più di 70 euro. Esistono tuttavia banconote “preziose”. Singapore e sultanato del Brunei continuano a stampare tagli con valore che sfiora gli 8mila euro. E negli Stati Uniti c’è ancora qualche foglio da 10mila e 5mila dollari (meno di mille quelli ancora in circolazione e forse custoditi da facoltosi collezionisti) stampato prima del 1918.

All’inizio dell’anno, il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, segnalava che gli italiani non vogliono più banconote da 200 e 500 euro. L’anno scorso ne sono state ritirate appena 167mila per un controvalore di 83 milioni di euro mentre quelle versate sono state 19,3 milioni per un valore di 9,6 miliardi.

Tuttavia guardando ai dati della Bce sulle banconote, il taglio da 500 euro è molto richiesto. Su oltre 1.050 miliardi di euro di banconote in circolazione, il valore di quelle da 500 euro supera i 305 miliardi (ad agosto scorso) e rappresentano il 29% del contante, superato solo dal foglio da 50 euro (401 miliardi di euro). A titolo di esempio la vera sconosciuta è quella da 200 euro. Appena 41,2 miliardi di euro e in calo da oltre un anno.