Ripartono i consumi ma gli operatori invitano alla prudenza

Per commercianti e consumatori è presto per parlare di ripresa

SET 24, 2015 -

Roma, 24 set. (askanews) – Prosegue con un buon ritmo il recupero delle vendite al dettaglio, segnalando quella ripresa dei consumi che il governo guarda con attenzione come primo segnale di un’inversione di tendenza dell’economia italiana. Dato accolto in generale con favore anche dagli operatori del commercio che invitano però a giudicarli con prudenza.

L’Istat ha certificato un aumento congiunturale a luglio dello0,4% che si traduce in un incremento dell’1,7% rispetto allostesso mese di un anno fa. Nei primi sette mesi del 2015 levendite sono aumentate dello 0,7% rispetto allo stesso periododel 2014.

L’incremento tendenziale più consistente si è registrato neiprodotti alimentari (+1,3%) mentre per gli altri prodotti lacrescita è stata limitata allo 0,3%. Ne beneficia soprattutto lagrande distribuzione, con un valore del venduto cresciuto del3,5%, mentre i piccoli negozi si devono accontentare di un +0,2%.

La ripresa viene riconosciuta da tutte le organizzazioni delsettore anche se con accenti diversi. Confcommercio vede “unatendenza alla ripresa della domanda” e giudica positivamente ilfatti che “il recupero dei consumi comincia a risultare semprepiù diffuso, coinvolgendo anche gli acquisti di quei beni di usopiù quotidiano tra le famiglie”. Per la Confederazione èimportante che questi segnali “trovino conferma anche nei mesiautunnali e siano sostenuti da un miglioramento dei livellioccupazionali e reddituali delle famiglie”.

Coldiretti pone l’accento sull’aumento della spesa alimentareche sarebbe “il segno piu’ tangibile della ripresa poiché è laseconda voce del budget familiare dopo l’abitazione ed èdestinata ad avere un effetto traino sull’intera economia”.

Meno ottimista Confesercenti che sottolinea come la ripresa siaancora “lenta” e come “nonostante gli annunci e le speranze nonsi registrano boom”. L’organizzazione rileva anche la sofferenzadei piccoli negozi per “l’effetto della liberalizzazione dellechiusure del commercio” che crea “un regime di concorrenzainsostenibile per i piccoli che favorisce solo i giganti dellagrande distribuzione”. Circostanza che ha portato “migliaia diimprenditori ad abbassare la serranda”.

Non cantano vittoria nemmeno i rappresentanti della grande distribuzione. Federdistribuzione coglie nei dati Istat “alcuni segnali positivi, che tuttavia sono da valutare con prudenza”.Pur riconoscendo “una variazione positiva rispetto al passato” la giudica “ancora timida per immaginare una robusta e strutturale crescita della domanda interna e certamente ancora non in grado di bilanciare le variazioni negative che le imprese del commercio hanno dovuto sopportare negli anni precedenti”.

Invitano alla prudenza anche Federconsumatori e Adusbef secondo i quali i dati sulle vendite di luglio sono da “interpretare con la dovuta cautela”. Si tratta, rilevano di “una ripresa irrisoria, che va alimentata e incoraggiata da azioni determinate del Governo, con opportuni investimenti per la ripresa e per rilanciare il mercato del lavoro”.

Codacons vede invece il bicchiere mezzo pieno giudicando quelli di luglio “numeri positivi che fanno ben sperare per il futuro” e sottolineando la “forte influenza” dei saldi di fine stagione “che dopo anni di riduzioni degli acquisti da parte delle famiglie, sono tornati ad aumentare, registrando andamenti positivi in tutta Italia”.