Petrolio, Banca mondiale: stop al flaring. Da Eni investiti 2 mld

Il gruppo italiano aderisce a iniziativa World bank già dal 2003

AGO 20, 2015 -

Roma, 20 ago. (askanews) – Il progetto della Banca mondiale sull’azzeramento del gas flaring di routine dei pozzi petroliferi – vale a dire di quel gas che nei processi di estrazione del petrolio, come si dice in gergo, viene inviato a torcia e bruciato – sarà parte importante del contributo che l’istituzione internazionale darà alla conferenza sul clima di Parigi che inizierà il 30 novembre prossimo. Ne parla il Financial Times on line sottolineando come la Banca mondiale punti a un accordo globale sulla riduzione del flaring. Secondo i dati riportati dall’Ft “circa 140 miliardi di metri cubi l’anno di gas, il 4% della produzione mondiale, sono bruciati nel flaring dall’industria petrolifera”.

Paesi come la Russia, la Norvegia, il Kazakistan e l’Angola insieme a major come la Royal Dutch Shell, la Statoil e la Total “hanno aderito all’iniziativa della Banca mondiale nello scorso aprile impegnandosi a porre fine al gas flaring di routine entro il 2020”. “Tuttavia paesi come l’Arabia Saudita, gli Usa – che hanno visto ampliare il fenomeno con l’esplosione dello shale oil – il Canada e la Nigeria insieme a compagnie come la Exxon Mobil e la Chevron non hanno ancora aderito al progetto”.

Per quanto riguarda l’Italia, Eni, informa la compagnia, partecipa fin dal 2003 all’iniziativa “Global gas flaring reduction” (Ggfr), coordinata dalla World Bank, e ha aderito all’obiettivo di azzerare entro il 2030 il gas flaring di routine, che rappresenta la quota di flaring al netto delle combustioni effettuate per ragioni di sicurezza e per ragioni strettamente operative (production test, drilling). L’investimento complessivo dei progetti di flaring down in Nigeria e Congo è di circa 1,7 miliardi di dollari. Rispetto al 2007 Eni ha ridotto il volume di gas inviato a flaring del 75%. Ulteriori progetti sono in corso anche in Libia, Algeria ed Egitto. L’ammontare complessivo degli investimenti per il flaring down a partire dal 2007 supera i 2 mld di dollari.

Nel 2014 sono stati raggiunti obiettivi rilevanti: rispetto al 2013 il volume di idrocarburi inviato a flaring è stato ridotto di oltre il 45% grazie anche all’entrata a regime dei progetti di flaring down di Akri e Ogbainbiri (Nigeria) e il completamento del progetto di “-M Boundi” (Congo onshore) che ha permesso l’utilizzo del gas per la produzione di energia elettrica.