Squinzi: germogli crescita, Renzi non perda la determinazione

"Ogni tanto manina antimpresa, ora nuove relazioni industriali"

MAG 28, 2015 -

Rho-Pero (Mi), 28 mag. (askanews) – Il premier Matteo Renzi non è in platea, ha scelto di visitare lo stabilimento di Melfi con l’amministratore delegato di Fca, Sergio Marchionne. Anche se ieri sera ha inviato una lettera al presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, ricordando la scommessa vinta, insieme, dell’Expo di Milano, e i segnali di ripresa economica che vanno però rafforzati e accompagnati con l’impegno a completare il processo delle riforme.Dal palco dell’assemblea annuale, Squinzi, al suo ultimo anno di mandato alla guida dell’associazione degli imprenditori, ha riconosciuto i meriti del Governo nell’aver messo in campo una serie di provvedimenti per agganciare quei “segni di risveglio” e “accenni di crescita” i cui “germogli vanno protetti e difesi” perché “il crinale tra crescita e stagnazione è assai sottile”.Senza avanzare richieste o fare lamentele, il numero uno di Confindustria ha tuttavia sollecitato Renzi a “non smarrire la determinazione”, precondizione “necessaria” e “indispensabile” per cambiare il Paese.Squinzi ha ricordato all’esecutivo le condizioni esterne “favorevoli” alla ripresa: prezzo del petrolio, cambio tra euro e dollaro, quantitative easing. Ma ha sottolineato che sono condizioni “una tantum” e che “i compiti tuttora pendenti” sono ancora “molto impegnativi”. C’è poi un rischio: l’eventuale default della Grecia “non aiuterebbe il rilancio dell’economia europea e la timida ripartenza italiana”. Il lavoro da fare, dunque, è lungo e pieno di ostacoli.Un passo avanti sarebbe già quello di considerare l’impresa “un patrimonio e un valore da difendere”, perché anche in questo Governo, attento alle esigenze delle aziende, si palesa una “manina antimpresa” che “ogni tanto si esercita nelle pieghe dei provvedimenti assunti nei diversi livelli istituzionali”. Una manina che vede l’imprenditore come “nemico della collettività”.Rivolgendosi a Cgil, Cisl e Uil, Squinzi ha indicato un altro possibile terreno di confronto per rispondere alla sfida della competitività: un nuovo modello contrattuale con “relazioni industriali moderne e al passo con una competizione fondata sulla conoscenza, sulla formazione, la produttività e la qualità”.Secondo il leader degli imprenditori “sarebbe un errore non condividere” le scelte del Governo sul mercato del lavoro e “un danno anche peggiore subire campagne sindacali, azienda per azienda, per riconquistare con la forza ciò che secondo qualcuno è stato tolto con la legge”.Gli ostacoli alla ripresa sono sempre dietro l’angolo. L’Italia è ancora frenata dai comitati dei “contrari a prescindere”, ha aggiunto, in quanto “l’annuncio di un qualsiasi progetto porta con sè un comitato contrario. Non è un trattamento riservato in esclusiva all’industria: riguarda qualsiasi investimento privato o pubblico, un parcheggio in una piazza di un centro storico, una linea ferroviaria che interessa un intero continente, ma che ha nel tracciato italiano 12 chilometri di tunnel, un impianto sportivo di quartiere”.In questo quadro, la stessa Europa dovrebbe cambiare tanto. Oggi “fa fatica a tenere il passo dell’innovazione su scala globale.E’ pesante, lenta e divisa”, ha sottolineato Squinzi secondo cui “non c’è alternativa: occorre un colpo d’ala. La sola istituzione che agisce davvero per l’integrità e il rilancio dell’economia è la Bce guidata da Mario Draghi. A questa Europa manca l’anima e il cuore. Da europeista convinto lo dico con grande rammarico: quella di oggi non è l’Europa che mi piace”.Anche le imprese devono fare la propria parte e ancora meglio: “Vale sempre, ovunque, in ogni dimensione: innovare di più, capitalizzare, fare più formazione e collegarla all’innovazione, lanciare nuovi investimenti sul prodotto, investire sul management, potenziare il marketing e le funzioni commerciali.Molto resta da fare, ma tanto è stato fatto”.VisMAZ