Comcast, per analisti shopping in Europa dopo Charter-Time Cable

Sky potrebbe diventare l'oggetto del desiderio di Brian Roberts

MAG 26, 2015 -

Roma, 26 mag. (askanews) – A Brian Roberts non piace perdere. Il numero uno di Comcast, giocatore amatoriale di squash e vincitore di cinque medaglie alle “Olimpiadi ebraiche”, non resterà impassibile al matrimonio da 55 miliardi di dollari annunciato oggi tra Charter Communications e Time Warner Cable. Per 14 mesi Roberts è rimasto nelle paludi dopo aver presentato un’offerta da 45 miliardi di dollari per Time Warner Cable. Ma le autorità americane hanno sbarrato la strada alla fusione tra il numero uno e il numero quattro della tv via cavo a stelle e strisce.

La domanda ora è cosa farà Comcast, azienda fondata nel 1963 da Roberts padre e che il figlio Brian ha trasformato in un colosso a colpi di acquisizione miliardarie come i 72 miliardi per At&t Broadband o i 30 miliardi per NbcUniversal. Recentemente la Forrester Research ha indicato che dall’inizio del 2014 ad oggi “il panorama del mercato della tv è radicalmente cambiato”.

Gli analisti sono convinti che Comcast non tarderà a muoversi anche per recuperare il tempo perduto nel tentativo fallito su Time Warner Cable che aveva sollevato le proteste di tutti i competitors, da Discovery Communication fino a Netflix.

Roberts si trova davanti a due strade non necessariamente alternative: la prima è puntare sulle tecnologie di nuova generazione mobili per rispondere alla crescente domanda di contenuti video online. L’altra è espandersi al di fuori degli Stati Uniti prendendo a modello il suo concorrente John Malone, il miliardario che controlla Liberty Global e a cascata Charter Communications. Malone con Liberty Media è sbarcato in Europa oltre 10 anni fa e oggi è il numero due del mercato della pay tv dietro a Sky con presenza in mercati come Gran Bretagna, Germania, Olanda e altri paesi dell’Est Europa.

Il mercato della pay tv in Europa e negli Stati Uniti registra ancora tassi di crescita consistenti ma in rallentamento e soprattutto sta scendendo l’Arpu (i ricavi per cliente). Espandersi in nuovi mercati e acquisizioni sono le via obbligate per garantirsi adeguati tassi di crescita.

Il veccho continente potrebbe diventare a breve termine il nuovo palcoscenico del risiko della pay tv anche per la diversa architettura competitiva rispetto agli Stati Uniti dove l’affitto del cavo presenta costi molto elevati con il risultato che negli States si osservano una serie di monopoli a livello regionale. In Europa gli operatori tv possono affittare l’infrastruttura dei gruppi di tlc come in Gran Bretagna.

Dopo la fallita scalata a Time Warner Cable, Roberts dispone di alcune decine di miliardi di dollari per lo shopping nel vecchio continente. Secondo alcuni analisti il principale obiettivo potrebbe essere proprio il gruppo Sky di Rupert Murdoch, capitalizzazione di borsa intorno ai 26 miliardi di euro. “Con l’acquisizione di Sky – afferma un analista – Comcast si assicurerebbe l’ingresso in tre importanti mercati come Gran Bretagna, Germania e Italia”. Altra opzione potrebbe essere proprio Liberty Global, il braccio europeo di Malone.

Su Sky, recentemente, secondo indiscrezioni avrebbe messo gli occhi anche Vivendi. Il numero uno Vincent Bolloré ha annunciato la volontà di creare un player globale nei media e dopo il completamernto della trasformazione della conglomerata francese con l’uscita dalle tlc disporrà di liquidità per 15 miliardi di euro. Cifra consistente per operazioni di shopping ma, sempre secondo alcuni analisti, per convincere Murdoch saranno necessari non meno di 32-34 miliardi di euro. Vivendi deve fare acquisizioni. Nel settore media e tv il suo principale asset è Canal Plus ma oltre la metà del giro d’affari del gruppo arriva dalla Universal Music, leader mondiale della musica ma con sinergie quasi nulle con la pay tv. Al momento l’unica operazione sono i 217 milioni di euro per Dailymotion.

Sulle mire espansionistiche di Vivendi c’è anche il mercato italiano dove Vivendi diventerà azionista di Telecom con l’interesse di sviluppare la convergenza tlc e contenuti. E c’è il dossier Mediaset Premium, anche se Pier Silvio Berlusconi continua a ripetere che non è in discussione la cessione del controllo. Indiscrezioni di stampa hanno indicato anche contatti tra Murdoch e Berlusconi ma diversi analisti oltre la Manica continuano a ipotizzare che Sky è il gruppo potenzialmente più vendibile, dopo il riassetto dell’anno scorso con l’acquisizione delle controllate in Italia e Germania che hanno comportato un aumento del debito in capo a Sky che sfiora i 7 iliardi di sterline.

In prospettiva la tv satellitare in Europa continuerà a garantirà i margini più elevati ma i ricavi saranno erosi dalle altre infrastrutture, secondo l’analisi fatta Digital Tv Research. Tra il 2014 e il 2020 la pay tv via satellite, secondo lo studio, registrerà una flessione dei ricavi dell’8,6% e del 6,1% dei clienti. Nello stesso periodo la pay tv sul digitale terrestre crescerà del 23% in termini di clienti.

Ma lo sviluppo più robusto sarà dell’Iptv, la tv via internet, come nel resto del mondo. La ricerca stima un aumento dei clienti del 37% in sei anni, quasi 9 milioni di utenze in più. Solo la tv via cavo mostrerà tassi di crescita simili, +30%. Il totale dei ricavi per la pay tv in Europa aumenteranno però in modo marginale, appena un miliardo a 32 miliardi di euro nel 2020. Per questo Murdoch potrebbe essere tentato di vendere la pay tv in Europa.