Assobirra rilancia campagna contro pressione fiscale

Presidente Frausin: 7000 posti di lavoro riducendo le accise

MAR 18, 2015 -

Roma, 18 mar. (askanews) – Un piccolo corteo, le acrobazie di uno stunt e palloncini in aria a Piazza Montecitorio al grido di “Rivoglio la mia birra” per rilanciare la campagna di raccolta firme contro le accise sulla birra che da gennaio 2015 sono arrivate a pesare, insieme all’Iva, per oltre il 50 per cento del prezzo di una birra da 1 euro. Non a caso l’oggetto simbolo della campagna è una bottiglia di birra tagliata a metà. “Se avessimo una tassazione 4-5 volte inferiore a quella attuale – ha detto il presidente di Assobirra Alberto Fraulin in una conferenza stampa a Roma – ossia come quella che c’è in Spagna o Germania, potremmo creare circa 7000 nuovi posti di lavoro”.

“La nostra filiera – ha aggiunto Fraulin – dà lavoro oggi complessivamente a 136mila persone. Si stima che un posto di lavoro in questo settore ne generi 24,5 nell’ospitalita’ (bar, ristoranti, alberghi), 1 nell’agricoltura, 1,3 nella supply chain (imballaggio, logistica, marketing e altri servizi).Insieme alla nuova campagna “Salva la tua birra” che ha in un anno ha raccolto 115mila firme, Assobirra ha lanciato oggi anche”Fisc-Ale, la prima birra che paghi due volte”, che e’ anche la prima birra mai prodotta dall’Associazione.

“E’ una limited edition – ha detto sorridendo Frausin spiegando la provocazione lanciata dall’associazione – con un gusto amarognolo perfetto per abbinamenti con piatti difficilmente digeribili”.

Ma questi recenti aumenti delle accise risultano poco digeribili anche agli italiani che, secondo i risultati di un’indagine Doxa su un campione di 2000 persone, ritengono le accise una “tassa nascosta” (7 su 10), “un modo semplice per lo stato di fare cassa senza risolvere i problemi” (64 per cento) e sotanzialmente una “tassa ingiusta”, tra le più odiate (dopo l’IMU, il canone RAI, e l’aumento IVA). La birra è l’unica bevanda da pasto che dal governo Letta in poi è soggetta ad accise e gli italiani (57 per cento, fonte Doxa) non capiscono perchè birra e vino siano trattati fiscalmente in modo diverso.

“Siamo il paese europeo con il più basso consumo di birra e la più alta pressione fiscale. Stiamo parlando di 70-80 milioni di euro l’anno”, ha concluso Frausin.