Allarme Fnsi su occupazione nell’informazione, sit in a T9 a Roma

A rischio piccola emittenza e giornali gestiti da cooperative

MAR 10, 2015 -

Roma, 10 mar. (askanews) – Sit in di solidarietà questa mattina in via Sambuca Pistoiese davanti alla sede di T9, storica emittente locale romana. Il presidente della Fnsi Santo Della Volpe ed il segretario Raffaele Lorusso, con il segretario di Stampa Romana, Lazzaro Pappagallo, hanno lanciato l’allarme occupazione nel settore dell’informazione ed editoria in Italia, prendendo spunto e sostenendo la vertenza dei colleghi della Televisione T9, costretti a lavorare durante il periodo di preavviso dopo il licenziamento.

La società è da dieci mesi in liquidazione. “Nonostante la violazione dell’art 30 del Ccnl – ha ricordato il fiduciario di redazione, Alessandro Tittozzi, citato in un comunicato della Fnsi – con senso di responsabilità abbiamo realizzato il nostro telegiornale, nonostante il progressivo impoverimento del settore tecnico. E abbiamo informato i nostri ascoltatori nonostante la violazione delle regole contrattuali”.

La vicenda di T9 si iscrive all’interno del giornalismo italiano. La pubblicità tra il 2012 e il 2014 ha perso il 30% del fatturato. I rapporti di lavoro subordinato, nello stesso periodo, sono scesi da 18.473 a 15.936 unità, perdendo il 13,73% dei posti di lavoro. I settori che hanno subito la maggior perdita di occupazione sono stati l’emittenza radiotelevisiva locale, i periodici e gli enti pubblici. Parallelamente si è assistito ad una crescita del lavoro autonomo. “Le prossime vittime designate – ha ricordato il presidente della Fnsi Santo Della Volpe – sono 200 testate non profit o gestite da cooperative. Hanno chiuso già 30 testate storiche ed 800 giornalisti hanno perso il lavoro. In ballo ora ci sono almeno 3mila posti di lavoro tra giornalisti, grafici e poligrafici”.

“Chiudendo queste testate ci sarebbero 300 milioni di copie distribuite in meno ogni anno, 500mila pagine di informazione che verrebbero a mancare, con grave danno alla conoscenza ed alla democrazia in questo Paese. Questo mondo è stato messo in crisi dal taglio dei contributi per l’editoria 2013, dimezzati retroattivamente a bilanci già chiusi, e di quelli del 2014”, ha proseguito Della Volpe. “E’ necessario ora l’intervento del governo che deve ripristinare questi fondi ed usare al meglio i soldi pubblici. Sarebbe paradossale che i tagli al settore si scarichino sullo Stato in termini di maggiori costi per l’attivazione di tutele e ammortizzatori sociali”.

Ci sono ragioni obiettive dietro la crisi della piccola emittenza. “Gli investimenti per il passaggio al digitale terrestre – ha rimarcato Lazzaro Pappagallo, segretario di Stampa Romana – sono avvenuti nel momento del crollo della raccolta pubblicitaria. E’ anche vero però che il settore sconta l’assenza di editori puri. Chi lavora sulla filiera nel Lazio ha come interesse principale l’edilizia o la raccolta dei rifiuti. La Regione sta elaborando una legge sull’informazione locale. La finanzi per stimolare comportamenti virtuosi da parte delle aziende che rispettano i contratti e crei un osservatorio per monitorare entrate e uscite nel settore”.

La tutela della piccola emittenza radiotelevisiva diventa una questione centrale non solo per l’occupazione ma per la diffusione delle notizie, per lo sviluppo dell’informazione nel nostro paese. “Abbiamo sempre sottolineato la necessità di evitare contributi a pioggia – ha concluso Raffaele Lorusso, segretario della Fnsi – di evitare sprechi, di finanziare in modo improprio imprenditori che non credono nel prodotto. Chiediamo però a Governo e Parlamento senso di responsabilità. Se la piccola emittenza è strategica per l’ informazione e la democrazia del paese, va sostenuta. Ci deve essere una leva pubblica, un timone pubblico per garantire e governare il settore. L’abolizione dei finanziamenti pubblici rischia di farlo scomparire per sempre”.