Visco: persi oltre un milione di posti di lavoro

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(askanews) – Roma, 30 mag 2014 – ”La recessione si e’ riflessapesantemente sul numero degli occupati e quindi sui redditidelle famiglie. Tra il 2007 e il 2013 l’occupazione e’ scesadi oltre un milione di persone, quasi interamentenell’industria; e’ anche diminuito il numero medio di orelavorate. Il tasso di disoccupazione e’ piu’ che raddoppiatorispetto al minimo toccato nel 2007, al 12,7 per cento delloscorso marzo. L’offerta di posti di lavoro tornera’ a saliresolo lentamente; di norma la prima variabile a reagireall’incremento della produzione e’ il numero di ore lavorateper addetto”. Lo ha detto il governatore della Bancad’Italia nelle sue Cf, in occasione dlel’assemblea annualeche si svolge a palazzo Koch.

Visco ha rilevato inoltre che ”Non va sottovalutato ilrischio che un ulteriore allungamento della durata delladisoccupazione – e ve ne sono segni in particolare nelMezzogiorno e tra i giovani – intacchi le abilita’ ecompetenze individuali e le allontani da quelle richiestedalle imprese”. ”In passato, recessioni profonde – haosservato – si sono associate ad ampie ristrutturazioni delsistema produttivo che hanno dato luogo all’introduzione dinuove tecnologie e modelli organizzativi che risparmianolavoro”. Ma la crisi ”puo’ essere per le nostre imprese -ha proseguito Visco – l’occasione per attuare ed estenderequello che fino ad oggi in molti casi ha tardato: un profondorinnovamento del modo di produrre di fronte alla rivoluzionedigitale, in grado di generare nuove forme di impresa e dioccupazione, in nuovi ambiti di attivita”’.

Tuttavia, il governatore ha detto che ”Aumenti diproduttivita’ e crescita dell’occupazione sono conciliabilise si riprende la domanda interna”, per questo Visco hachiesto ”l’aumento degli investimenti fissi, che sono lacerniera tra domanda e offerta”: Il rapporto trainvestimenti lordi e pil – ha concluso – e’ sceso di 4 puntipercentuali dal 2007, portandosi nel 2013 al 17 per cento, ilminimo dal dopoguerra”. Il credit crunch vi ha concorso, ma”e’ soprattutto dalla diffusa incertezza sulle prospettivedi crescita della domanda e sull’orientamento delle politicheeconomiche che dipendono rinvii e riduzioni dei piani diristrutturazione e di ampliamento della capacita’produttiva”.

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