Conti Pubblici: Istat, da inizio crisi debito/pil salito di 29 punti

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(askanews) – Roma, 28 mag 2014 – La crisi iniziata nel 2008 hacausato un sensibile deterioramento delle condizioni dellafinanza pubblica nei paesi europei: l’indebitamento nettodella PA nel complesso dell’area dell’euro ha raggiunto il6,4% del Pil nel 2009 ed e’ sceso gradualmente negli annisuccessivi, raggiungendo il 3% solo nel 2013. Lo rileva ilRapporto Istat 2014, precisando che durante la crisi, ilrapporto debito pubblico/Pil e’ salito nell’area euro dioltre 26 punti percentuali, dal 66,2% nel 2007 al 92,6% nel2013, superando di 19 punti percentuali il picco storico.

In Italia il rapporto debito/Pil e’ salito al 132,6% nel2013, con un aumento di oltre 29 punti dal 2007, circa 12,5punti oltre il massimo del 1996.

L’evoluzione negativa dei conti pubblici e’ dipesasoprattutto dagli effetti della recessione economica, da unaumento della spesa per interessi e, in misura minore,dall’attuazione di politiche fiscali discrezionaliespansive.

In Italia, il percorso di risanamento fiscale riprende dal2010, in seguito all’attuazione della procedura di infrazioneper deficit eccessivo, e si rafforza sensibilmente a partiredalla meta’ del 2011, in risposta al brusco aumento delpremio di rischio richiesto dai mercati per sottoscrivere ilnostro debito pubblico.

La dimensione delle manovre fiscali attuatecomplessivamente in Italia dal 2010 e’ stata notevole (pari a-15 miliardi per il 2011, a -75 miliardi per il 2012 e a -92miliardi per il 2013), ma gli effetti sul miglioramento deiconti pubblici sono stati in gran parte limitati dal cattivoandamento dell’economia, che ha raffreddato in particolare ladinamica delle entrate. La dinamica delle spese, meno sensibili al ciclo economicorispetto alle entrate, ha registrato andamenti coerenti congli obiettivi, risultando sostanzialmente stabile tra il 2010e il 2013, in seguito alla riduzione soprattutto della spesaper il personale (-7,9 miliardi), degli investimenti fissilordi (-6,6 miliardi) e dei consumi intermedi (-3,3 miliardi)e nonostante l’aumento della spesa per interessi. red/sam/