Pensioni: Ocse, anziani poveri e giovani senza futuro. Italia paga errori del passato.

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(askanews) – Roma, 26 nov – La sostenibilita’ finanziaria, l’adeguatezza dei redditi pensionistici e la lotta contro il rischio di poverta’ degli anziani dovrebbero rimanere dei temi importanti nell’agenda politica in Italia, altrimenti sul Paese pesera’ un costo di assistenza per le persone non autosufficienti che ridurra’ notevolmente il reddito disponibile dei pensionati futuri, in particolar modo dei lavoratori precari e mal pagati, davanti ai quali si prospetta una vecchiaia in poverta’. Il monito giunge dall’Ocse, che in un nuovo rapporto diffuso oggi dal titolo ”Pensions at a Glance 2013” scandisce difetti e debolezze del sistema pensionistico italiano. ”Un’eredita’ del passato”, che il Belpaese si trascina dietro nonostante i miglioramenti al sistema apportati dalla riforma Fornero, in grado di realizzare ”un passo importante per garantirne la sostenibilita’ finanziaria” richiesta da Bruxelles. Non a caso, nel 2009 l’Italia ”aveva il sistema pensionistico piu’ costoso tra i Paesi Ocse”, con ”una spesa pubblica per pensioni di vecchiaia e superstiti pari a 15.4% del reddito nazionale, rispetto a una media del 7,8 %”. Oggi, invece, il quadro e’ lievemente migliorato, anche se i timori verso le future generazioni persistono. A incidere, in particolar modo il sistema contributivo puro introdotto nel 2012. ”L’adeguatezza dei redditi pensionistici potra’ essere un problema per le future corti di pensionati” italiani”, scrive l’Ocse. Per questo i ”lavoratori con carriere intermittenti, precari e mal retribuiti saranno piu’ vulnerabili, al rischio di poverta’ durante la vecchiaia”. Cosi’ come del resto gli anziani di oggi, che oltre all’assegno sociale erogato secondo il livello di reddito, non ricevono ”alcuna pensione sociale per attenuare il rischio”. Il timore e’ che sul Paese possa ”pesare un costo di assistenza per le persone non autosufficienti che ridurra’ notevolmente il reddito disponibile dei pensionati futuri”, commenta l’esperta dell’Organizzazione sulle pensioni Anna Cristina D’Addio. Per l’Ocse diventano quindi ”essenziali” politiche volte a ”promuovere l’occupazione e l’occupabilita’ e migliorare la capacita’ degli individui ad avere carriere piu’ lunghe”, soprattutto perche’ ”l’aumento dell’eta’ pensionabile sara’ un fattore determinante per la riduzione della spesa pensionistica” in Italia e ”permettera’ di conseguire notevoli risparmi in futuro”. Specialmente a fronte di quell’Italia dei privilegi che negli ultimi anni ha minato il rapporto tra istituzioni e cittadini. In toni piuttosto sobri, l’Ocse invita il governo italiano a prendere misure contro i cosiddetti baby-pensionati. ”L’aumento dell’eta’ pensionabile – scrive nel rapporto – non e’ sufficiente a garantire che le persone rimangano sul mercato del lavoro” se, ancora oggi, ”esistono meccanismi che consentono ai lavoratori di lasciare il mercato del in anticipo”. rba