Made in Italy: Coldiretti, in vendita kit per falsificare… (1 Upd)

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(askanews) – Roma, 19 ott -Per la prima volta sono stati messi invendita i kit per falsificare i piu’ famosi formaggiitaliani, dal Parmigiano Reggiano al Pecorino Romano, dallaMozzarella alla Ricotta. Lo ha denunciato la Coldiretti, allapresenza di rappresentanti delle forze dell’ordine, dellamagistratura e del Governo. dal Forum dell’agricoltura edell’alimentazione di Cernobbio dove sono stati mostrati esperimentati i miracolosi miscugli di pillole e polveriprodotti in Europa, Stati Uniti ed Australia, ma che possonopurtroppo essere acquistati anche dall’Italia attraversointernet. Le confezioni, che promettono di ottenere una mozzarellain appena 30 minuti e gli altri formaggi italiani in appenadue mesi, contengono recipienti, colini, garze, termometri,piccole presse oltre a lipasi ed altre polveri, egarantiscono di ottenere prodotti caseari ben identificatiche sono una chiara contraffazione dei nostri piu’ celebriformaggi. Un danno economico e soprattutto di immagineincalcolabile che – sostiene la Coldiretti – mette a rischiola credibilita’ conquistata di prodotti divenuti simbolo delMade in Italy di qualita’, grazie al lavoro di interegenerazioni di allevatori e casari impegnati a rispettarerigorosi disciplinari.

Particolarmente grave – continua la Coldiretti – e’ ilfatto che ad essere coinvolta sia una azienda della GranBretagna che fa parte dell’Unione Europea e che dovrebbequindi intervenire direttamente per fermare questo scandalososcempio. Invece l’offerta trova ampio spazio nel mercato diinternet dove viene dedicata una particolare attenzioneall’arte di fare formaggi in casa, con una curiosaspiegazione delle differenze principali tra le diversedenominazioni. I kit per la produzione di Parmigiano o Romanomessi in vendita dalla ditta inglese costano ben 102,38sterline pari a 120 euro mentre quello per la MozzarellaCheese costa 25 sterline, pari a 30 euro circa. Nella confezioni in vendita per i due prestigiosi formaggia pasta dura e’ contenuta pero’ anche una piccola pressa daformaggi. Si possono lavorare, con gli ingredienti adisposizione, circa 8 litri di latte per volta e,complessivamente, 40 litri di latte. ”La mozzarella – silegge nelle istruzioni – non e’ il formaggio piu’ facile dafare e richiede un po’ di pratica per perfezionarel’operazione di estensione della cagliata. Se i vostri primidue tentativi sono deludenti – si puntualizza – non fateviscoraggiare. Sarete ricompensati”.

Il kit commercializzato in Australia al prezzo di 81dollari australiani, pari a circa 57 euro, consente – informal’associazione – di preparare Parmigiano o Romano con piccolevariazioni nella miscelazione degli ingredienti. E’ curiosoil fatto che non si faccia cenno alla provenienza del latte,se ovino o bovino, che comunque deve essere pastorizzato elavorato alla temperatura di 37 gradi centigradi. Con doviziadi particolari vengono fornite le istruzioni per la ceraturache non deve essere ne’ troppo leggera ne’ troppo spessa. I due formaggi sono pronti per essere degustati – si leggenell’ultimo punto delle istruzioni – dopo due mesi.

Mozzarella facile invece – continua la Coldiretti – negliStati Uniti dove si propone un ”30 Minute Mozzarella RicottaKit” del valore di 24,95 dollari (18 euro circa). Con 3,75litri di latte, acido citrico, caglio, acqua e sale e alcunesemplici norme per lavorare la cagliata si ottiene, in barbaalla qualita’ del latte ”made in Italy” e all’arte deinostri ”mozzari”, una ”perfetta” falsa mozzarella e unadelicata falsa ricotta che la ”casa” consiglia di degustare”immediately” al termine della lavorazione. Come se cio’non bastasse – continua la Coldiretti – e’ anche possibileacquistare un ”Basic Cheese Making Kit” del costo di 29,95dollari (22 euro circa) con il quale si possono preparare benotto formaggi tra i quali l’immancabile Parmigiano e laRicotta. La Coldiretti chiede un intervento immediato delleautorita’ nazionali e comunitarie per evitare che si ripetail fenomeno dei wine kit a danno dei nostri vini piu’conosciuti, che ha raggiunto una dimensione inquietante nelmondo e nell’Unione Europea dove si stima che almeno ventimilioni di bottiglie di pseudo vino all’anno venganopreparati con semplici polveri che promettono di ottenere inpochi giorni vini dalle etichette piu’ prestigiose, Chianti,Valpolicella, Frascati, Primitivo, Gewurztraminer, Barolo,Lambrusco o Montepulciano. L’annunciato blocco delle venditein Gran Bretagna prima dell’estate, a seguito della positivaazione dell’Interpol, sollecitata dalle Autorita’ nazionali,non ha avuto il risultato sperato perche’ le ditteproduttrici, come e’ stato mostrato al Forum di Cernobbio, sisono limitate a cambiare fantasiosamente i nomi e cosi’ ilBarolo e’ diventato Barollo, il Brunello di Montalcino ora sichiama Monticino, il Valpolicella divenuto Vinoncella mentreil nuovo nome del Chianti e’ Cantia che suona molto similecon la pronuncia inglese. Anche in questo caso – spiega la Coldiretti – l’inganno e’globale con le ditte produttrici che si trovano negli Usa edin Canada, ma anche in Svezia dove i wine kit che dichiaranodi ottenere in soli 5 giorni, in casa, Lambrusco, Sangioveseo Primitivo, sono stati venduti addirittura con i marchiCantina e Doc’s. La contraffazione e la falsificazione deiprodotti alimentari Made in Italy costa all’Italiatrecentomila posti di lavoro che si potrebbero creare nelPaese con una seria azione di contrasto a livello nazionale einternazionale particolarmente importante in un momento dicrisi, secondo il nuovo rapporto 2013 ”Agromafie” suicrimini agroalimentari elaborato da Eurispes e Coldiretti. Con il fatturato del falso Made in Italy, che solonell’agroalimentare ha superato i 60 miliardi di euro, lalotta alla contraffazione e alla pirateria rappresentano perle Istituzioni un’ area di intervento prioritaria perrecuperare risorse economiche utili al Paese e generareoccupazione. Il fatturato delle esportazioni agroalimentarinazionali, che ha raggiunto la cifra record di 34 miliardinel 2013, potrebbe addirittura triplicare, ma alla perdita diopportunita’ economiche e occupazionali si somma – sottolineala Coldiretti – il danno provocato all’immagine dei prodottinostrani soprattutto nei mercati emergenti dove spesso ilfalso e’ piu’ diffuso del vero e condiziona quindinegativamente le aspettative dei consumatori. Il cosiddetto ”Italian sounding” colpisce i prodottipiu’ rappresentativi dell’identita’ alimentare nazionale comee’ stato evidenziato dall’esposizione della Coldiretti suicasi piu’ eclatanti di pirateria alimentare nei diversicontinenti dove sono state scovate delle inquietantiaberrazioni, dal ”Parma salami” del Messico alla curiosa”mortadela” siciliana dal Brasile, dal ”salami calabrese”prodotto in Canada al ”provolone” del Wisconsin. Ledenominazioni Parmigiano Reggiano e Grana Padano sono le piu’copiate nel mondo con il Parmesan diffuso in tutti icontinenti, dagli Stati Uniti al Canada, dall’Australia finoal Giappone, ma in vendita c’e’ anche il Parmesao in Brasile,il Regianito in Argentina, Reggiano e Parmesao in tutto ilSud America. Per non parlare del Romano, dell’Asiago e delGorgonzola prodotti negli Stati Uniti dove si trovano ancheil Chianti californiano e inquietanti imitazioni disoppressata calabrese, asiago e pomodori San Marzano”spacciate” come italiane. In alcuni casi sono i marchistorici ad essere ”taroccati” come nel caso dellamortadella San Daniele e del prosciutto San Daniele prodottiin Canada. Il comune denominatore degli esempi di imitazione econtraffazione di prodotti agroalimentari italiani e’l’opportunita’, per un’azienda all’estero, di ottenere sulproprio mercato di riferimento un vantaggio competitivoassociando indebitamente ai propri prodotti l’immagine delMade in Italy apprezzata dai consumatori stranieri, senzaalcun legame con il sistema produttivo italiano e facendoconcorrenza sleale nei confronti dei produttori nazionaliimpegnati a garantire standard elevati di qualita’. Bisogna combattere un inganno globale per i consumatoriche – conclude la Coldiretti – causa danni economici e diimmagine alla produzione italiana sul piano internazionalecercando un accordo sul commercio internazionale nel Wto perla tutela delle denominazioni dai falsi, ma e’ anchenecessario fare chiarezza a livello nazionale ed europeo doveoccorre estendere a tutti i prodotti l’obbligo di indicare inetichetta l’origine dei prodotti alimentari come previstodalla legge approvata all’unanimita’ dal Parlamento italianoall’inizio della legislatura e rimasta fino ad orainapplicata.

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