Fisco: Assobirra, no a nuovi aumenti accise. Dal 2004 cresciute del 114%

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(askanews) – Roma, 12 set – AssoBirra, l’Associazione cheriunisce le aziende produttrici di birra in Italia,apprendendo la notizia di un ulteriore aumento dell’accisastabilito dal Governo per le coperture economiche relativeagli impegni del DDL Scuola, commenta la notizia per boccadel Presidente, Alberto Frausin, dichiarando lapreoccupazione e il disappunto di un settore che si sta gia’confrontando con gli effetti della crisi sui consumi.

”Oggi – sottolinea Frausin – abbiamo appreso dell’aumentodelle accise, che una volta a regime arriveranno a cresceredi un +33% (tenuto conto anche del fatto che sulle accisestesse grava l’IVA).

Si tratta di un incremento per noi insostenibile visto chesulla birra si arrivera’ a pagare in totale il 47% di tasse.

E tutto questo avviene mentre la Ragioneria dello Stato,interpellata dalla Commissione Bilancio in merito allapercorribilita’ finanziaria di una copertura del DDL Scuoladerivante dall’aumento delle accise sugli alcolici, ha emessoieri un parere negativo, sostenendo di fatto che con questointervento non si otterrebbero i risultati sperati”. A conferma – aggiunge – ”possiamo dire che, da nostrestime, l’aumento dell’accisa portera’ ad un calo dei consumidi birra di circa il 5-6% (consumi di birra gia’ in calo neiprimi 6 mesi del 2013 del -3%). E’ arrivato il momento didire basta tasse sulla birra. E di spiegare agli italiani chenon e’ una accisa sull’alcol, come viene definita, visto chela paga solo chi compra birra e superalcolici, due prodottiche, insieme, rappresentano 1 terzo dei consumi complessividi alcol in Italia (senza contare che la birra e’ la bevandacon meno alcol tra quelle alcoliche). Alla fine questa tassacolpira’ i 35 milioni di nostri connazionali che bevono birrae per i quali l’aumento significhera’ spendere ancora di piu’per la serata in pizzeria, uno dei pochi lussi che ancorapossono permettersi”.

Solo per fare un rapido conto, gia’ oggi chi esce per unaserata a base di pizza e birra, spendendo sui 10-15 eurocirca di conto, ne versa da 2 (nel caso dei 10 euro) a oltrei 3 (nel caso dei 15 euro) al fisco. E quello che colpisce e’che il 75% lo paga sulla birra. Una vera e propria ”tassasulla serata in pizzeria” che aumentera’ ancora in virtu’delle nuove accise introdotte dal legislatore.

L’Italia risulta oramai tra i Paesi produttori con lapressione fiscale sulla birra piu’ alta in Europa, tre voltesuperiore rispetto a quella pagata da tedeschi e spagnoli.

Questo aumento dell’accisa si inserisce peraltro in un quadrodi aumenti delle tasse sulla birra, cresciute solo negliultimi 7 anni del 30%. Nel 2004 l’accisa era 1,395 Euro perHL/Plato, al primo gennaio 2005 (11 anni dopo), l’accisasara’ piu’ del doppio (2,99 Euro), per esattezza il 114% inpiu’. Dal 2004 a oggi i consumi delle famiglie italiane sonoscesi del -7,6% con un PIL in calo del -8,9%, una produzioneindustriale in flessione del -25,1% e una occupazione che e’scesa del -7,2%. Eppure, nonostante questo contesto, ilGoverno ha deciso di chiedere sempre piu’ soldi a quei 2/3 diItaliani che bevono birra. Al momento, considerando l’IVA al 21% e le accise che gia’gravano sulla birra, quando si compra una bottiglia di birrada 66 cl, al prezzo medio di 1 euro, 40 centesimi sono ditasse. In altre parole, piu’ di 1 sorso di birra su 3 va afinire al fisco. Grazie al nuovo aumento delle accise siarrivera’ addirittura a 1 sorso su 2! Il rischio denunciatoda AssoBirra e’ che questa ulteriore raffica di tasse finiscaper mettere in ginocchio un settore dove operano 500 aziendetra marchi storici e microbirrifici artigianali e da’ lavorodirettamente a 4.700 persone (+4,4% rispetto al 2011), chesalgono a circa 144.000 con l’indotto allargato. E che dopoun 2012 difficile chiuso in sostanziale linea con l’annoprecedente, nei primi 6 mesi del 2013 ha gia’ visto scenderedel -3% le vendite in Italia.

”Siamo felici – conclude Alberto Frausin – che si sianotrovate idee e strategie per rilanciare la scuola nel nostroPaese, ma siamo preoccupati perche’ questo ennesimo rincarodell’accise sulla birra rischia di mettere in seriadifficolta’ un intero comparto economico, che offre uncontributo importante anche alle finanze del nostro Paese.

Aumenti cosi’ consistenti del prezzo del prodotto finirannoper abbassare ulteriormente i consumi e quindi anche ilgettito atteso dall’accisa. In compenso si produrra’ undanno, anche in termini di occupazione, al nostro settore eal suo indotto (horeca, ristorazione, agricoltura). Adesempio, le conseguenze si rileverebbero ancora piu’drammatiche sull’horeca – settore peraltro gia’ colpito dallacrisi a causa del calo generalizzato dei consumi fuori casa -dove l’usuale effetto di moltiplicazione dell’importodell’aumento fiscale si tradurrebbe in aumenti di prezzodella birra ancor piu’ marcati con inevitabili ricadute intermini di minori consumi e inevitabile minore occupazione,quindi minori tasse pagate e ulteriore calo dei consumi daparte di chi perde lavoro e potere d’acquisto, dunqueulteriori perdite per l’erario”. red/glr