Societa’: ballano 50 poltrone di dirigenti pubblici nei collegi sindacali

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(askanews) – Roma, 5 set – Sono una pletora che sfiora le 200 poltrone ma a ballare sono una cinquantina. I dirigenti della pubblica amministrazione, in larga parte del ministero dell’Economia, siedono negli organi di controllo e gestione delle societa’ partecipate dal Tesoro in via diretta e indiretta in rappresentanza dell’azionista pubblico. Se la presenza nei consigli di amministrazione di dirigenti dei ministeri rientra nelle prerogative dell’azionista di riferimento, qualche problema potrebbe emergere per i dirigenti pubblici che siedono nei collegi sindacali che sono organismi di controllo. L’Italia due anni fa ha recepito la direttiva europea che amplia e rafforza i requisiti di indipendenza per i revisori delle societa’. In particolare il provvedimento sembra definire che un dipendente di un ente pubblico non puo’ ricoprire la carica di sindaco in una societa’ controllata dall’Ente. Pare il caso dei dipendenti del Mef e di altri ministeri che ricoprono la carica di revisori in societa’ a partecipazione pubblica. In base all’evoluzione normativa, la primavera scorsa il collegio sindacale dell’Enel e’ stato rinnovato senza la presenza di un dirigente del ministero dell’Economia (nel precedente mandato figurava il dirigente di prima fascia Carlo Conte). Nelle altre due societa’ quotate dove il Tesoro e’ azionista di riferimento rimangono i dirigenti del ministero nel collegio sindacale. In Finmeccanica c’e’ Roberto Ferranti mentre all’Eni siede come sindaco Vincenzo Limone. Ma per Eni e Finmeccanica il rinnovo del cda e del collegio sindacale e’ in calendario per l’anno prossimo. Il decreto che recepisce la direttiva europea, tuttavia, sembra non limitare l’applicazione dei requisiti di indipendenza alle societa’ quotate in borsa. Rientrano nel campo di applicazione le banche, assicurazioni, societa’ di intermediazione mobiliare, societa’ di gestione del risparmio. Inoltre societa’ che emettono strumenti finanziari anche se non quotati su mercati regolamentati. Dunque la norma pare debba essere applicata anche a societa’ di interesse pubblico non quotate come FS, Poste, CDP, Anas e alcune di queste con vertici rinnovati recentemente. Il Tesoro detiene partecipazioni dirette in 31 societa’, di cui 3 quotate (Eni, Enel e Finmeccanica). In quasi tutte dirigenti pubblici siedono nei cda e nei collegi sindacali per un totale che supera le 100 nomine, limitando il campo alle partecipazioni dirette e alle principali societa’ che fanno capo a gruppi pubblici come Grandi Stazioni e Trenitalia per le FS o Banco Posta per le Poste o la Cassa Conguaglio del settore elettrico. Scorrendo la composizione degli organi di controllo delle principali societa’, all’Anas il presidente del collegio sindacale e’ il dirigente del Mef Alessandra del Verme che e’ anche presidente dei sindaci di FS nonche’ rappresentante del Tesoro nel cda di Expo 2015. Maria Cannata, responsabile gestione del debito pubblico, e’ nel cda di Anas e di Cdp. Nel collegio sindacale di Cdp siedono Ines Russo e Vincenzo Suppa, entrambi dirigenti di prima fascia della Ragioneria. La Russo e’ anche sindaco di Italferr (Gruppo FS). Interamente targato Mef il collegio sindacale della Consip, con Carmine Di Nuzzo (ispettore della ragioneria) presidente. La carica di presidente del collegio sindacale e’ ricopeeta da dirigenti del Mef anche a Coni Servizi (Domenico Mastroianni della Ragioneria), Invitalia (Sofia Paternostro), Eur SpA (Vincenzo Limone), Trenitalia (Silvana Amadori), Grandi Stazioni (Carlo Conte), GSE (Francesco Massicci), Poligrafico e Zecca dello Stato (Pietro Voci), Poste (Francesco Massicci), Sogei (Maria Luisa Prislei), Sogesid (Liana Meucci), Cassa Conguaglio Settore Elettrico (Rita Cecchiello, Saca (Marcello Cosconati). A Italia Lavoro (controllata al 100% dal Mef) presidente del collegio sindacale e’ Vinca Maria Sant’Elia, direttore generale del ministero dei beni culturali. La presenza dei dirigenti del Mef nei collegi sindacali non e’ omogenea. All’Anas oltre al presidente sono dirigenti del dicastero i due sindaci supplenti (Luigi D’Attoma e Giacinta Martellucci). Alla Consip 4 su 5 sono dirigenti del ministero di via XX Settembre. Due su tre effettivi alla Cdp, 3 su 5 alle Poste e al Poligrafico, 2 su 5 alla Sogei. La questione ha anche risvolti economici. I dirigenti dei ministeri non incassano i compensi per le cariche nei cda e nei collegi sindacali ma li girano al Mef dove alimentano un fondo che viene poi redistribuito tra i dirigenti di prima e seconda fascia che siedono negli organi di amministrazione e controllo delle societa’ a partecipazione pubblica. Con questo sistema una cinquantina di dirigenti vede lievitare la retribuzione che altrimenti non e’ particolarmente elevata, se raffrontata al settore privato. Sulla base dell’elenco consultabile sul sito del Mef sugli stipendi dei dirigenti, nel 2011 su oltre 600 dirigenti del ministero una cinquantina supera i 150 mila euro l’anno (un dirigente di prima fascia senza incarichi societari guadagna 92 mila euro lordi l’anno). Solo il direttore generale La Via e il Ragioniere generale dello Stato raggiungono i 300 mila euro, e altri due sfiorano quel tetto, mentre quasi 50 oscillano tra 150 mila e 196 mila euro. did/rf/rob