Crisi: Gabetti, una bad bank per liberare sistema credito da insolvenze

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(askanews) – Torino, 10 giu – Servirebbe una bad bank di natura pubblica per liberare le banche da cio’ che impedisce loro di dare liquidita’ al sistema, ovvero la mole crescente delle insolvenze. E’ quanto sostiene Gianluigi Gabetti, presidente onorario di Exor che oggi e’ intervenuto all’unione industriale di Torino alla presentazione del libro di Giuseppe Berta ”L’ascesa della finanza internazionale”. ”Una mia speranza – ha detto Gabetti – e’ che si possa fare coraggiosamente anche in Europa e da noi quello che gli Stati Uniti hanno fatto: per smuovere le cose, perche’ in America l’economia sta ripartendo, hanno creato una bad bank di carattere pubblico che ha raccolto praticamente le insolvenze e le ha sostituite”. ”La Federal reserve distribuisce la propria liquidita’ solo in parte attraverso le banche e finanzia anche direttamente il sistema con varie categorie di obbligazioni – ha ricordato Gabetti – in Europa e in Italia questo e’ meno sentito, nel senso che il finanziamento e’ effettuato specialmente attraverso le banche: sentiamo sempre parlare che c’e’ una massa di lquidita’ enorme, e poi molte piccole e medie aziende il credito non riescono a trovarlo”. Gabetti, citando il governatore della banca d’Italia Ignazio Visco (”non basta portare il cavallo a bere se il cavallo non beve”) ha anche ricordato che c’e’ un problema di assorbimento da parte delle imprese il cui tasso di produttivita’ e’ peggiorato e con esso ”si sono raffreddati gli entusiasmi”, ma ha anche sottolineato che i finanziamenti della Bce sono stati messi a disposizione del sistema in modo ”un po’ avventato”, ”si sono create fortissime insolvenze”, ha aggiunto, e ora ” e’ difficile che una banca possa riprendere a finanziare se e’ troppo carica di insolvenze”. Un altro elemento messo in evidenza da Gabetti nella sua analisi della finanza nazionale e internazionale riguarda le agenzie di rating, che secondo il manager di lungo corso del gruppo Agnelli, devono essere tenute sotto osservazione. ”In quest’unico strumento regolatorio che sono le rating agency – ha detto – si e’ sbagliato: sono agenzie private che pero’ vengono riconosciute pubblicamente dal sistema. Hanno una specie di pubblica benedizione – ha proseguito – e sarebbe necessaria un’analisi molto attenta su chi sono i personaggi che esercitano questa attivita’ e con quali criteri lavorano in modo che ci sia non solo una parvenza, ma una realta’ di un denominatore comune”. Infine una considerazione su questa fase della crisi che secondo Gabetti e’ giunta al suo culmine. ”Ho l’impressione che siamo arrivati al fondo – ha detto ancora Gabetti – e ho l’impressione che rimbalzeremo da questo fondo perche’ c’e’ da parte di molti non solo disperazione, ma la speranza di aggrapparsi a qualche cosa che sia realisticamente possibile. Non e’ detto che sia una ripresa rapida o immediata – ha puntualizzato – , ma questi meccanismi anche nel fondo delle coscienze faranno si’ che si possa rimediare”. E quindi un messaggio ai giovani a cui ha ribadito che ”il risultato certo non esiste”, e che quindi ”bisogna avere la passione per il rischio”, cosi’ come quella che pervadeva l’Italia del dopoguerra. ”Quella volta siamo stati molto aiutati dall’intervento americano del piano Marshall. Non e’ da escludere che in uno sviluppo di situazioni internazionali possa anche rinascere quello, purche’ non si pensi che sia un diritto”. Cosi’ come non e’ un diritto il lavoro in base a cio’ che si e’ studiato. E’ una legittima aspirazione ha concluso Gabetti, ma ”non si puo’ sempre scegliere il proprio lavoro. Bisogna prendere il lavoro che c’e’ e farlo diventare cio’ che vorresti”. eg/rf/alf