Crisi: Confindustria, manifatturiero 5* nel mondo per valore aggiunto

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(askanews) – Roma, 5 giu – L’Italia resta la settima potenzamanifatturiera mondiale con una quota del 3,1%, in discesarispetto al 5,5% del biennio 1991-92, ma bisogna tenere contoche questo calo e’ stato anche fisiologico in quanto legatoall’ingresso sul proscenio internazionale della pattuglia deipaesi emergenti. E’ quanto emerge dal rapporto ScenariIndustriali del Centro Studi Confindustria: ”L’alto prezzodella crisi per l’Italia. Crescono i paesi che costruisconole condizione per lo sviluppo del manifatturiero”. Nuovi attori che prima erano compratori netti da paesiavanzati, oggi sono diventati venditori netti. Su tutti laCina che ha sulla produzione mondiale manifatturiera haconquistato una quota del 20%, mentre il peso complessivo deipaesi emergenti e’ salito al 44%. L’Italia resta comunque lasettima potenza manifatturiera mondiale e la seconda inEuropa, dietro la Germania. Tra i plus un alto tasso diindustrializzazione, una buona distribuzione settoriale, unabuona capacita’ di riorientare le esportazioni. Non a caso,e’ spiegato nel Rapporto, l’Italia in termini di valoreaggiunto e’ la quinta potenza mondiale segno di una buonacapacita’ di mantenere il processo produttivo all’interno delpaese e dell’inserimento nella catena del valore, cioe’ diessere fornitori anche di altri paesi manifatturieri, peresempio nella componentistica auto verso la Germania. IlRapporto segnala inoltre il forte contributo delmanifatturiero alla dinamica del Pil. Nei paesi avanzati, unaumento dell’1% della quota mondiale di produzionemanifatturiera determina una crescita dell’1,5% del Pil.

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