Crisi: Ue, la crisi compromette il dialogo sociale

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(askanews) – Roma, 11 apr – L’attuale crisi economica comprometteseriamente il dialogo tra i rappresentanti dei lavoratori edei datori di lavoro e i governi. Lo rivela la Commissione Uein un rapprto diffuso oggi sulle relazioni industriali.

La relazione di Bruxelles evidenzia che le riformeadottate recentemente dai governi non sono sempre stateaccompagnate da un dialogo sociale pienamente efficace, conla conseguenza che le relazioni industriali sono sempre piu’conflittuali in Europa.

”Il dialogo sociale e’ soggetto a crescenti pressioninell’attuale contesto di calo della domanda macroeconomica,di inasprimento fiscale e di tagli della spesa pubblica.

Dobbiamo rafforzare il ruolo delle parti sociali a tutti ilivelli, se vogliamo uscire dalla crisi e preservare ivantaggi del modello sociale europeo”, ha commentato ilcommissario europeo per l’Occupazione, gli affari sociali el’inclusione, La’szlo’ Andor.

”Un dialogo sociale ben strutturato – ha aggiunto – e’altresi’ indispensabile per rispondere alle sfide delcambiamento demografico e per riuscire a migliorare lecondizioni di lavoro e a rafforzare la coesione sociale. Ildialogo sociale deve essere intensificato negli Stati membridell’Europa centrale e orientale, nei quali e’ attualmentesensibilmente piu’ debole”.

In considerazione dei tagli della spesa pubblica innumerosi Stati membri, la relazione affronta essenzialmente irapporti di lavoro nel settore pubblico: amministrazionepubblica, istruzione e assistenza sanitaria. I governi – silegge – hanno considerato prioritari gli incrementi diefficienza nella ristrutturazione del settore pubblico. Inalcuni paesi questo processo ha continuato il suo corsoseguendo un approccio piu’ equilibrato che suscita minoritensioni e conserva cosi’ il margine per soluzioni collettivetra i sindacati e il settore pubblico, prosegue laCommissione. In altri paesi i metodi scelti per attuare decisioni hannospesso escluso il ricorso al dialogo sociale. Tale tendenzanon si registra unicamente nei paesi che beneficianodell’assistenza finanziaria dell’UE e del Fondo monetariointernazionale. Di conseguenza, in molti Stati membri -conclude Bruxelles – l’inasprimento fiscale e i tagli dellaspesa pubblica hanno generato un’ondata di vertenze di lavoroe hanno messo in evidenza la natura contestata di alcunedelle misure di riforma che non sono passate al vaglio deldialogo sociale.

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