Cambi: la transizione del dollaro americano (analisi Fxcm)

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(ASCA-FXCM) – Roma, 14 mar – Lo scenario di scarsa direzionalita’ che abbiamo analizzato nei giorni scorsi sulla gran parte dei cambi valutari, sui quali risulta ancora essere mediamente elevata la volatilita’, e’ tuttora piuttosto attendibile nel descrivere la dinamica dei prezzi. Prendendo in esame i 7 cambi originali fondanti il mercato valutario, quelli che in pratica vedono il dollaro americano contro le principali divise, notiamo come questi abbiano visto infatti ridurre il proprio range di oscillazione giornaliero medio e muoversi all’interno dei supporti e delle resistenze statiche di breve-medio periodo. Ne emerge percio’ una visione che, come gia’ analizzato in alcuni dei nostri precedenti report, spiega come il mercato stia con ogni probabilita’ attraversando una fase di transizione che riafferma la centralita’ del dollaro americano ma che ne vede modificare il ruolo da valuta di finanziamento a valuta asset e, in senso lato, valuta di crescita. Un periodo abbastanza prolungato di dati positivi sul fronte macroeconomico – e ieri ne abbiamo avuto l’ennesima dimostrazione con la release sulle Vendite al Dettaglio cresciute dell’1,1% su base mensile e +4,6% su base annuale con il maggior differenziale degli ultimi cinque mesi – congiuntamente alle aspettative sulla politica monetaria della Fed hanno infatti favorito il biglietto verde nel lasso temporale degli ultimi 6 mesi. Cio’ indica un’indubbia trasformazione nella correlazione tra la dinamica del prezzo del green back e la ciclicita’ dei dati USA. La testimonianza perfetta proviene dalla semplice comparazione tra quanto avveniva fino agli ultimi mesi del 2012 nei quali il mercato si muoveva secondo la dicotomia risk on/risk-off che premiava il dollaro solo quando vi erano aspettative di deterioramento del quadro globale, facendo di fatto dei dati positivi a stelle e strisce un presupposto perfetto per vendere il dollaro Usa. Un fattore e’ maggiormente motivante di questo passaggio molto delicato: in primo luogo, la relazione tra i dati Usa e le aspettative di politica monetaria sono cambiate. In passato, la Fed e’ stata sicuramente la piu’ accomodante tra le Banche Centrali e anche buoni fondamentali non avevano una forte implicazione nel modificarne la policy e quindi il valore del dollaro, supportando cosi’ asset piu’ comunemente legati al rischio. Tuttavia, una volta che l’Istituto Centrale Americano ha esplicitamente legato la propria azione ad un target preciso di disoccupazione, un decremento di questa si e’ andato ad identificare come un fattore chiave per l’Usd, che resta comunque sottovalutato rispetto alla gran parte delle altre major perche’ il sistema ne e’ letteralmente inondato, ma che riesce ora ad attrarre massicci flussi di liquidita’ in acquisto legati proprio a fattori reali come gli investimenti e rientri di grandi capitali che in questi ultimi anni sono defluiti al di fuori degli States. Emblematico in questo senso e’ il cambio Eurodollaro che continua a perdurare nel suo percorso ribassista e ieri, proprio sulla release del primo pomeriggio, ha rotto con forza la soglia di 1,30 e ha messo a segno nuovi minimi relativi sotto 1,2950. Dollaro che e’ invece rimasto invariato sostanzialmente contro la sterlina, contro lo yen, il dollaro canadese e si e’ rafforzato contro il franco svizzero. Discorso diverso lo meritano invece le valute oceaniche: nella serata di ieri la Reserve Bank of New Zeland ha lasciato i tassi invariati al 2,5% e il Governatore Wheeler ha comunicato che discreti sono i segnali di crescita, che i livelli di inflazione restano allineati ai target ma che il dollaro neozelandese continua ad essere sopravvalutato e che questo comporta rischi per i profitti dell’export (lo stesso Banchiere Centrale ha parlato di una sovrastima del 10/15% del valore della divisa). Proprio questo ne ha percio’ determinato il ribasso importante nella notte che invece si contrappone al rialzo del cugino australiano, supportato dalle ottime release su tasso di disoccupazione (5,4 vs 5,5%) e variazione del livello di occupazione (71,5K vs 9k). A chiosa possiamo affermare che il prossimo andamento dei prezzi dipendera’ percio’ da questo percorso evolutivo del dollaro americano ricordandoci, per restare focalizzati a quanto succedera’ nella giornata di oggi, che alle 10 vi sara’ il Rapporto mensile della BCE mentre questo pomeriggio avremo la richieste di disoccupazione continua, entrambi fattori che potrebbero acuire la forza del biglietto verde. EurUsd. Il canale discesista che accompagna il prezzo dai massimi di gennaio sulla quotazione di 1,37, si e’ rivelato ancora decisivo nella chiave di lettura interpretativa del prezzo. Proprio il passaggio della trendline discendente ha impedito al prezzo di portarsi al di sopra dell’1,3040, per quello che poi e’ stata una rottura della soglia psicologica di 1,30 fino al superamento dei minimi relativi in area 1,2920. La forza di quest’area di supporto ne ha poi frenato la corsa alle vendite, a dimostrazione di quanto questi prezzi siano estremamente delicati perche’ forieri di possibili ribilanciamenti di portafoglio da parte degli attori istituzionali. A livello tecnico, sul 4 ore potremmo assistere al formarsi di una divergenza rialzista con l’oscillatore stocastico per quelli che potrebbero essere dei tentativi di superamento di 1,2980 (pivot point) e approdi in area 1,30/15 sulla media esponenziale a 21 periodi e proprio sul livello dinamico sopra citato. Possibile sul grafico orario la formazione di un pattern 123 low che al superamento della media a 21 a 1,2970 potrebbe offrire buone opportunita’ long fino proprio all’area di target individuata. Un respingimento del prezzo invece costituirebbe un fattore decisivo per il break dei minimi verso l’importante 1,2880. UsdJpy. Fase nuovamente incerta quella dello yen che, dopo i rialzi della settimana scorsa, si e’ inserito in un’ampia fase congestiva delimitata in maniera precisa dl 95,50 e dal 96,70. Valido ancora il segnale fornito dalla pin candle di ieri sul grafico a 4 ore, pin di ritracciamento sul livello statico e sulla media a 21 periodi in grado di riprendere dapprima il 96,30 per estensione sui massimi. Sotto 95,50 sarebbero ottime le potenzialita’ di shortare il cambio per ambiziosi target fino a 94,15 e 93,80. EurJpy. Anche per il cross, il rialzo e’ andato svilendo con il prezzo attuale che riflette la debolezza dell’Eurodollaro e l’incertezza di usd/jpy. Continua percio’ a mantenersi abbastanza stretto il range di escursione dei prezzi, in contraddizione alla natura del cambio normalmente molto volatile. Puo’ risultare un ottimo riferimento la trendline di congiunzione dei minimi crescenti a partire dal 118,80 di fine febbraio, trendline testata proprio in queste ore e che puo’ fare da base per la divergenza tra prezzo e stocastico su time frame a 1 ora per obiettivi a 124,80 e 125,25. GbpUsd. Si e’ portato via dai minimi il cable e questo e’ in gran parte legato all’assenza di release sul Regno Unito ormai ricorsivamente depressive per la sterlina. Il rialzo e’ stato tuttavia molto moderato a dimostrazione di quanto ancora sia forte il bearish sentiment sul cambio che puo’ risultare ottimamente tradabile sul superamento dei livelli che descrivono questa perdurante lateralita’ e cioe’ l’1,50 al rialzo e l’1,4880 al ribasso. Buoni percio’ degli Stop Entry in modalita’ OCO. AudUsd. Come detto in introduzione, e’ stato degno di nota il rialzo del cambio sulle release di questa notte. Cambio che si e’ ancora una volta portato al di sopra del cruciale livello di 1,03 che sembrava ieri poter essere perforato al ribasso sulla formazione di un triplo massimo sui massimi relativi a 1,0335. Precisissimo e’ stato l’approdo sull’importante livello di resistenza a 1,0370, su cui e’ partita una correzione che, se fosse di ripresa del rialzo, potrebbe condurre a un potente breakout fino all’1,0450. Proprio 1,0335 resta il supporto importante, riferimento per i venditori agli attuali prezzi per l’ottimo Risk/Reward potenziale. Ger30. L’Indice Tedesco di riferimento continua a mostrare una forza impressionante e si riporta sui massimi in area 8,020, snobbando completamente la debolezza dell’azionario europeo di questi giorni. Ottimi in questo senso i segnali di ritracciamento sulla media a 21 del grafico a 4 ore. Cruciale l’attuale livello che puo’ permettere un’operativita’ in Stop & Reverse, con favorito un posizionamento corto sul doppio massimo in formazione per primo target a 7920 che puo’ essere ribaltato con un long sopra i massimi in breakout per 8.070 e 8.100. (Eventuali pareri, notizie, ricerche, analisi, prezzi, o altre informazioni contenute in questo documento sono fornite come commento generale del mercato e non costituiscono un consiglio personale. FXCM Italia non accetta responsabilita’ per qualsiasi perdita o danno, compresi, senza limitazione, qualsiasi perdita di profitto, che potrebbe derivare, direttamente o indirettamente dall’uso o affidamento su tali informazioni. Il contenuto di questo documento e’ soggetto a modifica in qualsiasi momento e senza preavviso ed e’ previsto per il solo scopo di aiutare i trader a prendere decisioni di investimento indipendenti. 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