Media: il post primavera araba

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(askanews) – Roma, 19 gen – Al di la’ dell’evoluzione dellasituazione interna di Tunisia, Egitto e Libia, la Primaveraaraba ha inequivocabilmente alterato l’assetto geostrategicomediorientale. Ma, a differenza delle altre agitazionirivoluzionarie e dei colpi di stato che sin dagli anni ’50hanno travolto a piu’ riprese la regione (i successi deimovimenti nazionalisti arabi – da Nasser in Egitto a SaddamHussein in Iraq, la rivoluzione islamica iraniana, l’ascesadi Hezbollah in Libano, i movimenti jihadisti islamisti unpo’ ovunque), la ”Primavera araba” non aveva un’agenda odelle connessioni sovranazionali: al contrario, i dimostrantierano preoccupati esclusivamente della loro situazionenazionale, mentre non hanno dato spazio a rivendicazioni asostegno di cause sovranazionali, come la questionepalestinese, e non hanno ceduto alle abituali condanne controil sionismo o l’imperialismo statunitense. E’ quanto pubblicala newletter MediaDuemila.. E anche quando le elezioni hannoportato al potere i partiti islamisti in Tunisia e in Egitto- nonostante questi non fossero in prima linea nelledimostrazioni – essi sono stati abbastanza cauti da evitaredi promuovere qualsiasi forma di militanza o solidarieta’sovranazionale. Contrariamente ai rivoluzionari iraniani, chenel 1979 presero d’assalto le ambasciate israeliana estatunitense, i governi tunisino ed egiziano hanno protetto(o hanno cercato di farlo) le ambasciate americane, e gliegiziani non hanno nemmeno congelato i rapporti diplomaticicon Israele.

La prima conseguenza geopolitica della Primavera araba e’quindi quella di aver riportato il focus della mobilitazionepolitica popolare sulla situazione nazionale interna, ascapito delle cause ideologiche internazionaliste: eccospiegato perche’ tutti i soggetti che hanno costruito il lororuolo intorno alla mobilitazione delle masse arabe control”’Imperialismo occidentale” sono molto critici neiconfronti della Primavera araba (tra questi l’Iran, tutti ijihadisti, molti salafiti, Hizb-ut-Tahrir, Hezbollah, maanche – paradossalmente – molti intellettuali arabi disinistra, in particolare tra quelli stabilitisi inOccidente). Ovviamente il nazionalismo, anche nella formaegoista, non ha mai smesso di essere il fulcro della politicaestera dei regimi mediorientali; tuttavia molti di essi(quelli di Gheddafi, Saddam Hussein, Bashar al Assad,Khamenei e, in misura minore, il regime algerino) sidichiaravano in prima linea nella lotta collettiva della Umma(comunita’) araba e/o musulmana contro il”neocolonialismo”.

Questa nuova focalizzazione della politica araba sullequestioni nazionali e’ destinata a consolidarsi. La Primaveraaraba, anche nei casi in cui e’ stata seguita da contraccolpiconservatori, o addirittura autoritari, e’ espressione di uncambiamento profondo delle societa’ arabe: sta prendendovigore una nuova generazione, piu’ individualista, meglioistruita e scettica nei confronti della vecchia culturapolitica fondata su leadership autoritarie e carismatiche onei confronti delle ideologie sovranazionali, che si trattidi panarabismo o panislamismo.

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