L’industria giapponese a un bivio, cambia vertice Keidanren

Il presidente Nakanishi lascia per motivi di salute

MAG 11, 2021 -

Roma, 11 mag. (askanews) – La Keidanren, che è la confindustria giapponese, si avvia a un cambio di stagione piuttosto importante. Il primo giugno la presidenza passerà di mano da Hiroaki Nakanishi, che è presidente esecutivo di Hitachi, a Masakazu Tokura, presidente di Sumitomo Chemical.

Il cambio al vertice è stato dovuto – come annunciato ieri dalla Keidanren stessa – a problemi di salute per Nakanishi, che recentemente si è dovuto ricoverare più volta per un linfoma. Tuttavia questa transizione si colloca in un momento particolare per il mondo del capitalismo in Giappone e nel mondo e a ridosso della sperabile fuoriuscita dalla crisi pandemica.

“Io voglio una Keidanren che pensi alla società nel suo insieme e non solo all’industria”, ha affermato ieri il futuro presidente. “Siamo in un’epoca – ha proseguito – in cui i settori politici ed economici cooperano strettamente. Intendiamo fare molte proposte”.

L’industria giapponese negli ultimi tempi è stata al centro di diverse tempeste. Dalla crescente insofferenza da parte degli azionisti internazionali per la governance delle imprese, ancora considerata poco globalizzata, che ha portato per esempio alla crisi al vertice di un gigante come Toshiba, alle accuse nei confronti di marchi importanti del tessile – uno per tutti, Uniqlo – per l’utilizzo di cotoni provenienti dalla provincia cinese di Xinjiang, che sarebbero prodotti – secondo le accuse provenienti da organizzazioni per i diritti umani – anche con l’uso del lavoro forzato della minoranza musulmana turcofona degli uiguri.

Tokura su quest’ultimo punto ha espresso una posizione forte. “Non cederemo di un passo nella nostra posizione a favore della democrazia, dei diritti umani e altri valori universali”, ha detto, pur ribadendo che è “importante stabilire relazioni stabili tra Giappone e Cina”. Che è un po’ come dire che si vuole la botte piena e la moglie ubriaca.

La grande sfida di fronte al mondo industriale nipponico, però, secondo Tokura, è soprattutto quella della sostenibilità ambientale. La fine dell’epoca del carbonio, per il nuovo capo degli industriali giapponesi, può essere la causa di una crisi “se non facciamo niente”, ma può anche trasformarsi in “opportunità di business”.

D’altro canto, non sarà semplice per la Keidanren tenere la barra diritta di fronte al tema della decarbonizzazione. Il primo ministro Yoshihide Suga ha promesso che il Giappone sarà carbon-free dal 2050 e che entro il 2035 saranno vietate le auto a combustione interna. Quest’ultima scadenza, tra l’altro, è stata criticata recentemente dal numero uno di Toyota, Akio Toyoda. “Quello di cui il Giappone ha bisogno ora è di aumentare le sue opzioni tecnologiche e penso che regolamenti e normative dovrebbero venire dopo”, ha sostenuto il numero uno della più grande casa automobilistica del mondo. “La politica che vieta le auto a benzina o diesel dall’inizio – ha proseguito – limiterebbe tali opzioni e potrebbe anche causare il fatto che il Giappone perda la sua forza”.

La Keidanren, dal canto suo, è un ambiente multiforme, in cui aziende innovative convivono nella stessa organizzazione con produttori di acciaio, compagnie petrolifere, società di trasport e tante altre che non hanno la stessa agilità nel modificare al propria impronta ambientale. E non tutte sono così d’accordo nello spingere con tanta decisione verso la decarbonizzazione.