Incubo coronavirus fino a agosto e Wall Street collassa: DJ -13%

Investitori nel panico svendono, volatilità (e Vix) mai così alta

MAR 16, 2020 -

Roma, 16 mar. (askanews) – Ancora una giornata apocalittica a Wall Street, dove i listini hanno stabilito la nuova peggior seduta dai crolli del 1987. Sul finale di seduta si è scatenato il panico, anche dopo che il presidente Usa Donald Trump ha avvertito che la fase più acuta della pandemia da coronavirus potrebbe trascinarsi fino ad agosto. Significa presagire altri due trimestri di Pil potenzialmente negativo. Il Dow Jones ha perso quasi 3.000 punti – in questa scala stabilendo un nuovo primato negativo – un meno 12,93%, secondo i dati definitivi, lo S&P 500 è collassato dell’11,98%, il Nasdaq è crollato del 12,32%.

Ed era solo lunedì. Ma come avvenuto la scorsa settimana la ripresa delle contrattazioni dopo due giorni di pausa non ha minimamente rasserenato gli animi. E il clima da allarme rosso si è trascinato fin dall’apertura nonostante domenica notte la Federal Reserve, la Banca centrale Usa sia tornata in campo con misure ancora più energiche: ha praticamente azzerato i tassi di interesse, tagliando di 100 punti base i fed funds, e lanciato un nuovo programma di acquisti di titoli da 700 miliardi di dollari (misure simili sono state decise oggi dalla Banca del Giappone).

Non solo non è servito a fermare il panico, ma anzi sembra averlo quasi alimentato. Ai primi scambi oltre Atlantico sono subito scattati i circuit breaker, i meccanismi di interruzione automatica delle contrattazioni per eccesso di ribasso. Impongono una pausa tecnica forzata di una quindicina di minuti, nella speranza che alla ripresa il clima da panico si sia placato. Invece finita la pausa i cali sono peggiorati superando l’11%. Un qualche miglioramento nella seduta si è poi verificato, con ribassi che si sono moderati, per così dire, attorno al 6-7%.

Ma poi nel pomeriggio il quadro è tornato a degenerare e a fine scambi il Dow Jones era arrivato a superare il meno 13%. Rispetto ai massimi toccati il mese scorso, i maggiori indici hanno già accumulato ribassi tra il 29 e il 31%.

E nel frattempo un fuga altrettanto repentina riguarda il petrolio, mentre lo spettro di recessione economica che minaccia di materializzarsi dalla pandemia di coronavirus fa svanire le prospettive di domanda. Con un meno 12% anche il barile di Brent è precipitato sotto la soglia psicologica dei 30 dollari, perdendo oltre 4 dollari a quota 29,79 dollari.

In mattinata era già accaduto al West Texas Intermediate, che successivamente con un meno 8,54%, pari a 2,71 dollari, cade a quota 29,02 dollari. La corsa a vendere ora non risparmia nemmeno l’oro, a tratti sceso sotto i 1.500 dollari in un clima di altissima volatilità testimoniato dai picchi mai visti prima sull’indice Vix: oggi è balzato del 43% sopra quota 82 punti.