E’ italiana l’azienda che garantisce l’anonimato su Internet

Fondatori startup Doky scommettono tutto su sicurezza in Rete

DIC 17, 2018 -

Bologna, 17 dic. (askanews) – Scaricare nuove applicazioni e consentire l’accesso ai propri dati attraverso un semplice clic sullo smartphone è ormai diventato un gesto automatico. Tanto che la maggior parte delle persone nel mondo ignora quante informazioni sensibili ogni giorno “regali” ai server di multinazionali. La Rete, all’inizio sinonimo di libertà, rischia così di diventare una “gabbia” per milioni di utenti. E’ per questo che due giovani ingegneri italiani, trasferiti da diversi anni nella Silicon Valley, hanno deciso di investire le proprie forze per ristabilire un nuovo “trust” tra chi offre servizi virtuali e chi compie operazioni digitando sulla tastiera.

Il sogno ha cominciato a mettere le proprie radici nel 2013, l’anno in cui Francesco Tripepi – giovanissimo imprenditore calabrese con anni di esperienza nella fornitura di soluzioni tecnologiche per clienti B2B e B2C prima in Svizzera e poi negli Stati Uniti – ha dato vita a Doky, una startup che offre ambienti di lavoro potenti e preconfigurati in-the-cloud che aiutano la produttività, la comunicazione e la collaborazione individuale e di team. In pochi anni l’azienda ha totalizzato oltre 19 milioni di utenti (il 60% basato negli USA), che hanno scelto Doky per i propri servizi di posta elettronica, chat, archiviazione di file e dati. Alla company si è presto aggiunto Matteo Sarica, originario della Valle d’Aosta, arrivato in Silicon Valley per laurearsi in software engineering alla San Jose State University e per realizzare Sommly, una piattaforma e-commerce dedicata ai vini, oltre ad altre applicazioni sempre nel settore agroalimentare.

Il concetto che sta dietro a Doky – ha spiegato Sarica – è quello delall-in-one-place, cioè quello di “fornire al cliente un’unica login per collegarsi al proprio spazio virtuale, alle proprie mail, alle chat aziendali o quelle personali, alle applicazioni e ai programmi utilizzati più comunemente”. In sostanza, il sistema progettato nella Bay Area ma tutto “made in Italy”, consente di riprodurre il proprio “ufficio” nella Rete, e permette quindi a chi ne ha le credenziali, di accedere da ogni parte del mondo. “Noi ci occupiamo di tutto – prosegue l’ingegnere valdostano – dalla configurazione alla personalizzazione, e all’utente finale consegnamo una sola password con la quale accedere allo streaming delle proprie applicazioni”.

Un meccanismo probabilmente complicato da spiegare ai non addetti ai lavori, ma semplicissimo da utilizzare; con personalizzazioni per i privati, i liberi professionisti e le aziende. La semplicità, tra l’altro, è stata da sempre il cavallo di battaglia della company che ha sede a Palo Alto e che nel 2015 ha dato vita alla Doky Foundation in Africa, con lo scopo di offrire software gratuiti ed educational nei Paesi meno sviluppati economicamente.

Altra parola chiave, per i due ingegneri, è sicurezza. “Il nostro ambiente – ha spiegato Matteo Sarica – garantisce l’anonimato completo. Stiamo per esempio modificando il sistema di chat utilizzando il whisper protocol che è alla base del signal protocol utilizzato da applicazioni come Whatsapp e Signal per garantire un grande standard di sicurezza. Ci abbiamo lavorato per mesi e a breve lanceremo una serie di nuovi prodotti collegati alla criptografia e alla sicurezza”. Sarà questo il valore aggiunto che convincerà sempre più utenti ad acquistare uno dei pacchetti offerti da Doky. “La nostra tecnologia – ha proseguito – consente di criptare qualsiasi dato e qualsiasi informazione fatta all’interno del nostro sistema. Per le chat, ad esempio, siamo in grado di offrire un sistema estremamente sicuro perché non salviamo nulla, a differenza di altre aziende del settore che dichiarando di criptare tutte le informazioni, ma salvano sui propri server foto e metadati. Nei nostri server non rimane alcuna traccia di recording. E utilizziamo un sistema di criptografia standard militari, la AES 512 military”.

I due imprenditori italiani non si impressionano dei grandi “big” tecnologici, con i quali, anzi, hanno intenzione di creare sinergie in futuro. Per far questo saranno determinati i prossimi passaggi che prevedono la ricerca di investitori pronti a scommettere sulla società che ha dimostrato di potersi rivolgere a un numero di utenti pressoché infinito. E’ di pochi giorni la notizia di una new entry nella compagine: si tratta di Cryptolab, una start up del settore crittografia e cyber security con sede sempre in Silicon Valley fondata da Massimo Bertaccini e due ingegneri Italiani. Cryptolab fornirà le proprie competenze a Doky e un software in grado di rendere completamente “Zero Knowledge” le ricerche sui dati criptati, assicurando il più alto livello di privacy e security nelle comunicazioni anello storage dei dati.