Antitrust Ue: McDonald’s elude tasse ma non possiamo far nulla

Un "delitto perfetto" la sua non imposizione in Lussemburgo e Usa

SET 19, 2018 -

Bruxelles, 19 set. (askanews) – E’ stata una conferenza stampa paradossale, quella con cui oggi a Bruxelles la commissaria europea alla Concorrenza, Magrethe Vestager, ha annunciato che l’antitrust Ue, pur avendo accertato un clamoroso caso di elusione fiscale da parte di McDonald’s sui suoi profitti in Europa, non potrà fare nulla per imporre il recupero delle tasse non pagate dal gigante mondiale del fast food. Si tratta, insomma, di un “delitto perfetto”, un caso di elusione fiscale da parte di una multinazionale che non infrange alcuna norma esistente ed è quindi perfettamente legale.

McDonald’s ha in Lussemburgo due sussidiarie: la Srl McD Luxembourg Holding Srl e la Srl Europa Franchising. Da quest’ultima dipendono tutte le operazioni in franchising del marchio McDonald’s in Europa, Ucraina e Russia. Inoltre, c’è anche una sussidiaria in Svizzera che raccoglie le royalties del franchising e le invia alla sede in Usa.

L’elusione fiscale è stata possibile sfruttando una semplice differenza di definizione fra la normativa lussemburghese e quella statunitense riguardo al concetto di “stabilimento permanente” dell’impresa, applicato alla sede di McDonald’s negli Stati Uniti, nel quadro di una convenzione contro la doppia imposizione fiscale stipulata da Usa e Lussemburgo. La convenzione prevede che le tasse sui profitti siano pagate dove la multinazionale ha la sua sede permanente.

In pratica, le autorità lussemburghesi hanno concesso alla holding di McDonald’s sul proprio territorio di non pagare le tasse sui profitti generati dal franchising in Europa perché presumevano che le pagasse negli Usa, dove ha la sua sede permanente; mentre per le autorità statunitensi la sede americana non corrispondeva alla definizione dello “stabilimento permanente” prevista dalle norme nazionali, e dunque non era sottoposta all’obbligo dell’imposizione fiscale.

Secondo una denuncia dei sindacati europei pubblicata due anni fa (rapporto “Unhappy Meal”), la società americana aveva evitato così fino al 2016 il pagamento di almeno 1,5 miliardi di tasse sui suoi profitti generati nell’Ue.