Cyber security, Cina, nuova legge preoccupa aziende occidentali

Zimmerman (AmCham):la legge non persegue la sicurezza informatica

NOV 7, 2016 -

Roma, 7 nov. (askanews) – La legge sulla cyber security adottata oggi in Cina dal Comitato permanente dell’Assemblea nazionale del popolo potrebbe avere delle ripercussioni negative sull’economia internazionale. Lo sostengono le aziende estere che operano su territorio cinese le quali sembrano temere, infatti, che l’utilizzo esclusivo della tecnologia considerata “sicura” da parte del governo cinese possa in qualche modo implicare un ulteriore vantaggio delle aziende nazionali a danno delle altre.

“Questo è un passo indietro per l’innovazione in Cina, che non migliorerà la sicurezza,” ha commentato James Zimmerman, presidente della Camera di commercio americana in Cina. “Il governo cinese ha ragione nel voler garantire la sicurezza dei sistemi digitali e delle informazioni, ma questa legge non persegue questo obiettivo. Crea barriere agli scambi e all’innovazione”.

Difficilmente le imprese che operano su territorio cinese sollevano obiezioni pubbliche, anche per timore di eventuali ripercussioni. Si tratta, però, in questo caso, di una legge che ha ricadute su un mercato dalla portata di 340 miliardi di dollari. La scorsa estate, difatti, più di 40 grandi aziende di Stati Uniti, Europa e Giappone hanno scritto una lettera al premier Li Keqiang, sottolineando come la nuova normativa avrebbe impedito l’accesso alle aziende straniere e la crescita economica della stessa Cina.

“La legge si inserisce all’interno del protocollo del commercio internazionale e il suo scopo è quello di salvaguardare la sicurezza nazionale”, ha detto Zhao Zeliang, direttore generale dell’ufficio di sicurezza informatica per la Cyberspace Administration of China. “I requisiti di sicurezza informatica non vengono utilizzati come barriere protezionistiche” ha detto.

“La nuova legge vuole proteggere la sicurezza informatica della Cina e non danneggia gli interessi e le normali operazioni di compagnie straniere”, ha invece commentato Ma Minhu, direttore dell’Information Security Laws Research Center della Università di Xi’an Jiaotong.

La legge, oltre a chiedere di fornire una grande quantità di dati – anche sensibili ­- prevede che le informazioni commerciali e i dati sui privati cittadini non possano essere trasferiti all’estero senza previa autorizzazione, ostacolando le attività delle multinazionali che necessitano un contesto informatico globalizzato. Eventuali ripercussioni, dicono gli esperti, non colpiranno solo le aziende del settore informatico, ma tutte le società che operano su territorio cinese.