Botta e risposta Dijsselbloem-Juncker su accuse favoritismo Big Ue

La Commissione risponde: mai accaduto, applichiamo solo le regole

GIU 3, 2016 -

Roma, 3 giu. (askanews) – Inusuale botta e risposta tra il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, e la Commissione europea guidata da Jean-Claude Juncker. Al centro della polemica la presunta eccessiva indulgenza nella vigilanza sui conti pubblici, con Dijsselbloem che di fatto ha accusato Bruxelles di usare due pesi e due misure. “Credo che se la Commissione è severa con i piccoli paesi e non lo è con i grandi, l’effetto può essere devastante”, ha affermato in una intervista a diversi quotidiani europei, tra cui La Stampa.

La Commissione non ha tardato a rispondere. “Juncker è stato molto chiaro anche ieri: per noi l’applicazione del Patto di stabilità e di crescita si basa sulle regole e i fatti. Prende in considerazione anche la discrezionalità politica e legale stabilita dalle stesse regole, inclusa la necessità di tener conto di tutte le specificità dei singoli casi mentre si garantisce un trattamento paritetico”.

“Nell’applicare le regole – ha insistito il portavoce – l’Ue non fa differenziazioni di alcun tipo tra paesi grandi e piccoli, qualcosa che è peraltro piuttosto ovvio per un ex primo ministro del Lussemburgo”. Nessun favoritismo ai Paesi grandi, quindi.

Lo scambio mette comunque in rilievo la presenza di visioni divergenti sull’applicazione delle regole di bilancio in seno all’Ue. Dijsselbloem, che attualmente è anche presidente di turno dell’Ecofin rivendica “ampio consenso” sulle sue posizioni. “Può darsi che qualcuno possa trovare vantaggioso che la Commissione chiuda un occhio una volta, ma sappiamo che se lo farà una seconda e un’altra ancora, finiremo per avere una Unione monetaria cieca”.

E su chi sostiene la necessità di cambiare il Patto “ne ho parlato anche nell’Europa meridionale: più del Patto, dovrebbero preoccuparsi della loro credibilità finanziaria nei confronti dei mercati. Interessi e spread sono bassi, c’è l’azione accomodante della Bce, ma non sarà per sempre”.

Quanto all’ipotesi di un ministro delle finanze dell’area euro o un Tesoro comune si tratta di “un sogno”, secondo Dijsselbloem: “intellettualmente interessante ma politicamente distante da me. Mi chiedo quale sarebbe il suo mandato. Dovrebbe avere un bilancio da amministrare”.

E poi “per far cosa? Nei Paesi Bassi, come in Francia o in Italia, la gente ha ragioni molto buone per essere euroscettica. E’ che noi non diamo risposte adeguate, sulla sicurezza come sull’economia. Un altro passo in avanti, con nuovi rischi e incertezza, sarebbe la peggiore reazione possibile”. Infine sulla Brexit, il capo dell’Eurogruppo rileva come sia il tema dominante del dibattito ora a Bruxelles: “ogni volta che apri una porta trovi chi parla di cosa accadrebbe in caso di Brexit. Ognuno ha un piano, ma nulla di scritto”.