Un economista italiano dietro paper Bce sui “furbetti” del trading

Sancetta ad Askanews: seguire procedure serie sui dati funziona

MAG 3, 2016 -

Roma, 3 mag. (askanews) – Le “furberie” da sala di trading sugli indicatori macroeconomici, con cui alcuni operatori sembrano conoscere in anticipo i dati, si possono contrastare con procedure più rigorose sulla diffusione di queste informazioni sensibili. “Fare procedure stringenti ha senso, perché riduce il fenomeno”, ha spiegato ad Askanews Alessio Sancetta, professore della Royal Holloway University of London, dove dirige il dipartimento di Economia .

Sancetta è uno dei coautori di un paper di ricerca pubblicato dalla Bce che ha avuto un notevole risalto sulla stampa finanziaria Usa. In pratica, lo studio rileva come in diversi casi le contrattazioni sul mercato azionario e sui treasury precedenti alla diffusione di indicatori macroeconomici e indagini – chiamati in gergo market movers – facciano sospettare che alcuni operatori siano a conoscenza dei dati prima della pubblicazione. E che in questo modo siano in grado di ricavarne utili.

“Non possiamo affermarlo con certezza – prosegue l’economista romano trapiantato a Londra – non lo consentono i dati che avevamo a disposizione, che pure spesso è stato non semplice raccogliere”. Ma queste analisi forniscono “elementi” in base ai quali si può essere ragionevolmente portati a ritenere che qualcuno potrebbe aver effettuato trading sfruttando informazioni ancora non di dominio pubblico. “Specialmente sull’annuncio di dati che non hanno procedure sicure”.

“La mia opinione è che i movimenti sui prezzi possano avere due possibili spiegazioni. Sia l’eventuale conoscenza dei dati in anticipo”. Sia, seconda ipotesi, “il disporre di alcuni modelli previsionali che si basano su un maggior numero di informazioni rispetto a quelli solitamente disponibili”. Tuttavia, in merito alla seconda spiegazione, Sancetta ha dovuto anche rilevare che quando il team di ricercatori ha cercato di replicare modelli previsionali più “performanti” di quelli usati dagli analisti, pur disponendo delle conoscenze tecniche necessarie ha incontrato difficoltà.

Lo studio indipendente – su cui oltre a Sancetta hanno lavorato Alexander Kurov, della West Virginia University, Marketa Halova Wolfe, del Skidmore College e Georg Strasser, del Monetary Policy Research della Bce – parla di “elementi di trading consistentemente informati prima del timing ufficiale di pubblicazione” in 7 casi su 21 annunci di market mover Usa. “Sicuramente sarebbe molto interessante poter replicare uno studio simile in Europa e in Italia, in modo da fare paragoni tra diversi mercati dove si seguono procedure diverse. Sarebbe poi molto interessante disporre di dati più dettagliati, invece che solo sui volumi anche sulla tipologia di posizionamento presa dagli investitori prima della release”.

Da notare infine che i presunti “furbetti” si sono astenuti dallo strafare. “Le società di trading non si posizionando in maniera aggressiva”, forse anche in considerazione del fatto che la Sec, l’autorità di vigilanza sulla Finanza Usa tende ad accendere in automatico un faro sulle operazioni con ingenti volumi. Complessivamente da questi presunti trading informati sembrano esser stati ricavati “un centinaio di milioni di dollari in 6 anni”, secondo Sancetta.

Una goccia nel mare. Ma che certo non aiuta il clima di fiducia sul mercato. Peraltro proprio quando lo stesso presidente della stessa Bce, Mario Draghi, ha appena rilevato come la domanda di investimenti non riesca ad assorbire l’eccesso di risparmio. Contribuendo così al problema dei tassi eccessivamente bassi.

La conclusione dello studio è comunque che “gli annunci diffusi da agenzie che seguono procedure più severe sono meno soggetti a questo fenomeno. Attenersi a procedure stringenti – ha ribadito Sancetta – ha senso”.