Petrolio in caduta, supervertice produttori finisce in stallo

Fondi speculativi presi in contropiede, torna faida Ryiad-Teheran

APR 18, 2016 -

Roma, 18 apr. (askanews) – Lo si potrebbe ribattezzare “il fiasco di Doha”. A sorpresa è fallito l’atteso supervertice dei produttori di petrolio, voluto per formalizzare una intesa sul congelamento dell’offerta ai livelli di gennaio, una manovra che voleva tamponare l’eccesso di produzione che ha fatto precipitare le quotazioni dell’oro nero. Dopo ore di discussioni l’intesa non è stata raggiunta e le riunioni si sono concluse con uno stallo. Secondo alcune ricostruzioni la “colpa” sarebbe del riaccedersi della rivalità tra Arabia Saudita e Iran. La reazione dei mercati in avvio di settimana è stata netta: prezzi in picchiata.

Il barile di Brent, il greggio di riferimento del mare del Nord cala di 1,16 dollari rispetto alla chiusura di venerdì, a 41,94 dollari e dopo un minimo a 40,10. I futures in prima scadenza sul West Texas Intermediate cedono 1,33 dollari, a 39,03 dollari e con un minimo a 37,61.

Inizialmente, le quotazioni sono arrivate a perdere fino al 6 per cento e secondo diverse indiscrezioni di stampa la pioggia di vendite riflette anche la ressa a ricoprirsi di molti fondi speculativi, che avevano piazzato scommesse rialziste sull’oro nero, improvvisamente in pesante perdita.

Fino a pochi giorni fa un esito positivo di questo vertice in Qatar veniva dato sostanzialmente per scontato. I Paesi dell’Opec e gli altri maggiori produttori globali, a cominciare dalla Russia, avrebbero semplicemente dovuto stabilire di non superare la produzione da record raggiunta lo scorso gennaio.

Il fatto che qualcosa avrebbe potuto non filare liscio lo aveva suggerito l’annuncio dell’Iran sulla non partecipazione al vertice. Teheran è da poco tornata ufficialmente sul mercato, con il venir meno delle sanzioni internazionali, e deve ancora far risalire la sua produzione ai livelli pre embargo. Per questo era stato ipotizzato che a sua favore venisse previsto un meccanismo di controllata esenzione.

Evidentemente però un accordo non c’era e nel corso delle discussioni è via via emersa una netta ostilità dell’Arabia Saudita, primo produttore mondiale e storico rivale dell’Iran, sciita, laddove i sauditi sono a maggioranza sunnita. Ora non è chiaro come uscire da questo stallo.

Secondo il Financial Times non è del tutto svanita l’ipotesi di un accordo entro la fine dell’anno. Tuttavia a questo punto l’eventuale manovra di tutti i produttori potrebbe rendere necessaria una decisione unanime preventiva a livello di Opec.