E’ scontro in Gb su studio Tesoro su Brexit: costa 6 punti di Pil

4.300 sterline in meno a famiglia e shock economico immediato

APR 18, 2016 -

Roma, 18 apr. (askanews) – Duecento pagine su cui divampa la polemica in Gran Bretagna. E’ la relazione preparata dal Tesoro Gb su quelle che sarebbero le conseguenze di un voto favorevole al referendum sulla Permanenza nell’Unione europea, su cui i britannici saranno chiamati ad esprimersi il 23 giugno. La “Brexit” – come è stata ribattezzata l’ipotesi di uscita, sulla falsariga di “Grexit”, quando invece in bilico c’era la permanenza dell Grecia nell’area euro – costerebbe carissimo, secondo lo studio.

Ben il 6 per cento in termini di Pil in meno da qui al 2030, che suddiviso significherebbe 4.300 sterline a famiglia, circa 5,400 euro di ricchezza in meno per ogni nucleo.

E forse soprattutto su queste cifre si è scatenata la rabbia dei sostenitori del “sì” alla Brexit, prevalentemente gli euroscettici, che sono arrivati a lanciare accuse di “complotto” sul rapporto, contesandone la validità.

Per parte sua il governo, tramite il ministro delle Finanze George Osborne ha anche rincarato la dose. “Se si guarda ai dati e a quel che ci dicono dal resto del mondo, la questione è molto, molto chiara: fuori dall’Ue risulteremmo permanentemente più poveri – ha detto – senza parlare dello shock economico che avremmo nell’immediato”.

Quanto alle ipotesi che dopo una eventuale uscita, la Gran Bretagna potrebbe negoziare accordi commerciali vantaggiosi con i Paesi dell’Ue “è pura fantasia”, secondo il ministro.

A rispondergli il coro di grida degli euroscettici. “L’Ue vuol dire immigrazione di massa”, ha affermato Nigel Farage, leader del movimento Ukip e tra i maggiori sostenitori del referendum. “Osborne è il ministro che ha fatto raddoppiare il debito pubblico e che ora si rivela fanatico sostenitore dell’Ue”. Secondo il conservatore John Redwood “questo è lo stesso Tesoro che non è riuscito a prevedere i gravi danni che ci sono stati arrecati dall’appartenenza all’Ue e che ci hanno trascinato in una profonda recessione”.