Fed oggi decide sui tassi Usa, atteso livello invariato

Decisione alle 19 italiane. Da future solo 4% probabilità rialzo

MAR 16, 2016 -

New York, 16 mar. (askanews) – Il conto alla rovescia è iniziato. Gli investitori di tutto il mondo attendono il termine, quando stasera in Italia saranno le 19, del vertice del braccio di politica monetaria della Federal Reserve. A quell’ora il Federal Open Market Committee, riunito già da ieri, diffonderà un comunicato contenente le sue decisioni di politica monetaria e le sue nuove stime economiche. Mezz’ora dopo il governatore Janet Yellen prenderà la parola spiegando le intenzioni della banca centrale americana con la speranza che il mercato reagisca bene.

C’è solo il 4% di probabilità – così come calcolata dai future sui Fed Funds – che i tassi vengano alzati. E infatti, stando a un sondaggio condotto da Cnbc, il 95% degli intervistati si aspetta che il costo del denaro resti allo 0,25-0,5%, livello a cui fu portato lo scorso dicembre. Allora fu decisa una stretta di 25 punti base, la prima dal giugno 2006 che mise formalmente fine a un’era di politica monetaria estremamente accomodante. I tassi erano sui minimi storici pari allo 0-0,25% dal dicembre del 2008. Il punto ora è capire per quanto la Fed vuole continuare ad essere comunque accomodante.

Per scoprirlo, gli investitori domani andranno a caccia del cosiddetto “dot plot”, ossia le stime dei membri della Fed per le strette monetarie future. Lo scorso dicembre ne avevano previste quattro da 25 punti basi l’una nel corso del 2016. Ma l’anno nuovo è iniziato nel peggiore dei modi, con un sell-off generalizzato sulle piazze mondiali a causa di timori rinnovati di un rallentamento dell’economia cinese e dunque mondiale. Da allora la situazione sembre essersi stabilizzata ma quei timori restano. D’altra parte il Fondo monetario internazionale ripete da settimane che si rischia un “deragliamento economico” e che l’istituto stesso taglierà le stime di crescita mondiale il mese prossimo, quando diffonderà la nuova edizione del suo World Economic Outlook.

Per questo trader e gestori sperano che le previsioni dei membri della Fed siano in linea a quelle del mercato, che vede come sempre più probabile un aumento dei tassi a giugno (chance al 47%) e magari un altro a dicembre (chance al 75%) contro attese di inizio anno per nessuna stretta nel 2016. Se la Fed suonerà meno “colomba” del previsto, la volatilità tornerà ad avere il sopravvento su tutte le asset class. Qualche esempio? Il rendimento del titolo a due anni – il più sensibile a un cambiamento dell’outlook riguardante la Fed – potrebbe tornare sopra l’1% come fece lo scorso dicembre; il dollaro rischierebbe di rafforzarsi mettendo ulteriormente sotto pressione l’azionario, gli utili della Corporate America e le materie prime denominate in dollari.