Borse Londra e Milano a nozze con Francoforte, ma rischio Brexit

E oltre al referendum Gb incombe anche l'Antitrust Ue

MAR 16, 2016 -

Roma, 16 mar. (askanews) – Non c’è due senza tre. E per la terza volta in poco più di 15 anni la Borsa di Francoforte, Deutsche Boerse si è fatta nuovamente avanti con una proposta di matrimonio alla Borsa di Londra. Il London Stock Exchange, che controlla anche la piazza di Milano e l’ampio mercato dei titoli di Stato tricolore tramite la piattaforma Mts, stavolta ha accettato. Ma da qui a convogliare effettivamente a nozze ce ne vuole ancora. Sia perché devono essere ancora regolati alcuni dettagli molto rilevanti, in particolare quelli legati allo spauracchio della Brexit. Sia perché è ancora da verificare se si materializzerà il proverbiale terzo incomodo.

Infine ma non ultimo, bisognerà vedere cosa farà stavolta l’Antitrust europeo. Nel 2012 ha stroncato il tentativo di fusione sempre di Deutsche Borse con la piattaforma Nyse Euronext – che oltre al New York Stock Exchange controllava anche Parigi, Lisbona, Bruxelles e Amsterdam – che pure era stata avallata dalle autorità Usa. La preda era poi finita in pasto all’IntercontinentalExchange (Ice), che rilevata New York si è sbarazzata del resto ma ora potrebbe rifarsi viva con una controproposta su Londra.

Ad ogni modo le due società che gestiscono le due maggiori piazze borsistiche europee hanno messo nero su bianco una intesa che formalmente viene indicata come una “fusione tra pari”. Ma che secondo il Financial Times implica un premio a favore degli azionisti Lse, che riceveranno 0,4421 azioni della nuova società per ogni titolo attualmente posseduto. I rispettivi titoli hanno reagito in maniera contrastata, nel pomeriggio a Londra le azioni Lse segnano un lieve calo, meno 0,34 per cento a 2.896 pence, a Francoforte Deutsche Borse invece segna più 0,66 per cento a 76,28 euro.

La sede sociale sarà Londra, ma il gruppo sarà a trazione tedesca, visto che gli attuali azionisti di Deutsche Borse deterranno il 54,4 per cento del capitale, mentre quelli del Lse il 45,6 percento. Le due società madri manterranno i relativi marchi. Complessivamente la fusione darebbe vita ad un gruppo dal valore di 21 miliardi di sterline, circa 26 miliardi di euro.

La maggiore incognita che grava su questo progetto è quella di una possibile fuoriuscita della Gran Bretagna dall’Unione europea. I britannici saranno chiamati a votare sulla “Brexit” il 23 giugno. L’amministratore delegato di Deutsche Boerse, Carsten Kengeter ha assicurato che la nuova entità sarà “redditizia” quale che sia l’esito del voto. E che la fusione si farà comunque.

Ma intanto è previsto un comitato paritetico delle sue società per studiare il da farsi in caso di Brexit. E soprattutto il manager ha dovuto ammettere che non è stato ancora stabilito se l’approvazione degli azionisti del Lse avverrà prima o dopo il referendum.

Al tempo stesso, spingere sulla fusione prima del voto potrebbe in qualche modo mettere “spalle al muro” l’Antitrust Ue. Se anche stavolta Bruxelles mettesse i bastioni tra le ruote, rischierebbe di assumersi anche una pesante responsabilità politica, rischiando di accrescere la percezione di una Ue ostile agli occhi dei britannici. E l’esecutivo comunitario a guida Juncker ha certamente una spiccata sensibilità politica.

Kengeter manterrebbe la guida del nuovo gruppo mentre la presidenza del Cda andrebbe a quello del Lse, Donald Brydon. Deutsche Borse e Lse avevano già avuto approcci nel 2000 e poi nel 2004, sempre su iniziativa dei tedeschi. In entrambi i casi senza raggiungere un accordo. Le possibili implicazioni Antitrust sono legate alla molteplicità di attività controllate.

Oltre ai mercati azionari di Londra e Milano, il Lse gestisce anche la Cassa Compensazione e Garanzia Lch Clearnet, che assicura il servizio di controparte centrale sul gigantesco mercato dei titoli di stato italiani (Mts), e la società di investimenti e indici Usa Russell Investments. Deutsche Boerse per parte sua controlla Francoforte, la Cassa di compensazione lussemburghese Clearstream e la piattaforma di derivati Eurex.