L’inflazione sottozero mette la Bce sotto pressione, giovedì Board

Attese le nuove previsioni su crescita e prezzi, possibili tagli

MAR 4, 2016 -

Roma, 4 mar. (askanews) – Inflazione di nuovo sotto zero, prezzi alla produzione in caduta, attività delle imprese in rallentamento. E tutto questo mentre il commercio internazionale prosegue con una contrazione che si trascina ormai da più di un anno e mezzo. A guardare i dati usciti negli ultimi giorni, le argomentazioni a favore di un nuovo rilancio degli stimoli monetari da parte della Bce sarebbero molteplici e valide.

Il Consiglio direttivo si riunirà il 10 marzo, come di consueto preceduto dalla cena informale dei governatori a Francoforte. E l’unico dato positivo giunto nei giorni scorsi è stato quello del mercato del lavoro, con la disoccupazione media dell’area euro scesa al 10,3 per cento a gennaio, un decimale più basso rispetto fine 2015 pari a 100 mila disoccupati in meno.

Tuttavia, tipicamente il mercato del lavoro si muove con un certo ritardo rispetto agli indicatori economici, quindi gli ultimi affanni dell’economia potrebbero riflettersi solo tra qualche mese su occupati e disoccupati. E a quel punto i rischi di “scollamento” delle attese del pubblico potrebbero di sfuggire di mano, in altri termini si potrebbe incrinare la fiducia che c’è sulla capacità della Banca centrale di riportare l’inflazione vicina ai livelli obiettivo, appena sotto il 2 per cento annuo.

Si tratta di un rischio che difficilmente la Bce accetterebbe di correre. Ed è per questo che analisti e mercati si attendono che giovedì venga data una qualche consistenza alle intenzioni manifestate il mese scorso: ovvero che la linea di politica monetaria verrà rivista ed eventualmente potenziata. L’inflazione è caduta al meno 0,2 per cento a febbraio. I prezzi alla produzione dell’industria di gennaio hanno accusato un meno 1 per cento. E l’Ocse ha riferito che a fine 2015 il commercio globale ha subito nuove contrazioni.

L’ipotesi più ventilata è che venga decisa una ulteriore riduzione, da 10 punti base, sul tasso dei depositi che le banche commerciali tengono parcheggiati presso la Bce. Si trova già a livelli negativi, al meno 0,30 per cento, in modo da disincentivare dal mantenere nell’inerzia i fondi, e invece spingerle a impegnarli nell’economia reale.

Le decisioni sui tassi – il principale rifinanziamento dovrebbe comunque restare al minimo storico dello 0,05 per cento – verranno annunciate alle 13 e 35. Mentre alle 14 e 30 il presidente Mario Draghi terrà la consueta conferenza stampa esplicativa. Oltre al suddetto taglio sui depositi, comunque non scontato, la Bce potrebbe anche decidere qualcosa di più energico rafforzando, o preannunciando l’intenzione di rafforzare a breve il piano di acquisti di titoli, che al momento procede al ritmo di 60 miliardi di euro al mese.

Tuttavia i problemi e gli ostacoli non mancano. Già solo sui tassi dei depositi, la manovra potrebbe creare pressioni sulla redditività di banche che già devono barcamenarsi con una ripresa economica non proprio esuberante. Questione che il capofila della fronda ostile agli accomodamenti monetari, il presidente della Bundesbank Jens Weidmann, non ha mancato di rilevare.

Circostanza antipatica, poi, è il fatto che proprio Weidmann sarà escluso dal voto del Consiglio, in base al prestabilito meccanismo di rotazione che è scattato con l’adesione della Lituania a inizio 2015. Si potrebbe pensare che così non potrà ostacolare misure espansive. In realtà altri potranno votare contro, ma la sua assenza sarebbe facile pretesto di critica verso una Bce che, potrebbero argomentare i falchi, prende decisioni contro gli interessi dei tedeschi mentre i tedeschi non possono votare.

In un lungo articolo sull’Official monetary and financial istitutions forum, l’ex presidente dell Bundesbank Ernst Welteke, che votò a favore del meccanismo di rotazione dei voti nel 2003, fa autocritica e chiede di rivedere il tutto.

Ma i dati incalzano. Giovedì verranno pubblicate le previsioni aggiornate dei tecnici della stessa Bce su crescita economica e inflazione. E secondo gli analisti di Bnp Paribas il solo effetto dei cali del petrolio e della risalita dell’euro potrebbero determinare revisioni al ribasso di mezzo punto percentuale sul caro vita previsto, all’1 per cento nel 20166 e all’1,6 per cento nel 2016. “Conseguentemente questo dovrebbe alimentare preoccupazioni e aggiungere pressioni sulla Bce, affinché allenti ulteriormente la linea”, affermano gli analisti della banca.