Apple: Tim Cook irremovibile, sbloccare iPhone un male per America

Ceo in intervista a Abc: software richiesto equivalente a cancro

FEB 25, 2016 -

New York, 25 feb. (askanews) – Sulla richiesta dell’Fbi di sbloccare l’iPhone dell’autore della strage di San Bernardino Tim Cook non è disposto a cedere di un millimetro. Anzi, l’amministratore delegato di Apple ha usato un’intervista in esclusiva per l’emittente televisiva Abc per rincarare la dose e ribadire che Cupertino non muoverà un dito per creare il software che consentirebbe alle autorità americane di accedere allo smartphone di Syed Farook che, lo scorso dicembre, ha aperto il fuoco in un centro per i servizi sociali, uccidendo 14 persone e ferendone altre 22.

“Il software che ci chiedono di creare è l’equivalente di un cancro. E’ una cosa che non faremo. Sarebbe un male per l’America. Creerebbe un precedente che, secondo me, offenderebbe molte persone negli Stati Uniti”, ha detto Cook, sottolineando che “la sicurezza pubblica è incredibilmente importante, la sicurezza dei nostri figli e delle nostre famiglie è molto importante”. Tuttavia, “anche tutelare i dati delle persone è incredibilmente importante e in questo caso il compromesso sarebbe esporre le persone a enormi vulnerabilità”.

Le parole del numero uno di Apple, che per altro ha dalla sua parte praticamente tutti i leader delle società rivali della Silicon Valley, da Facebook a Google e Twitter (solo il fondatore di Microsoft, Bill Gates, si è schierato con l’Fbi), sono destinate a infiammare ulteriormente una vicenda spinosissima, dove bisogna mettere in equilibrio tutela della privacy e sicurezza nazionale, a fronte di possibili minacce terroristiche.

Un equilibrio difficile da trovare, come ha ammesso lo stesso Cook rispondendo al giornalista che gli chiedeva se non avesse il dubbio che consentire all’Fbi di accedere all’iPhone di Farook potrebbe contribuire a evitare eventuali futuri attacchi come quello di San Bernardino. “Alcune cose sono difficili, alcune sono giuste e altre ancora sono difficili e giuste. Questa decisione è una di quelle difficili e giuste”, ha detto.

Non è dello stesso parere il dipartimento alla Giustizia, che minaccia di trascinare Apple in tribunale, tanto più che le autorità sono convinte che la scelta di Cupertino di non collaborare sia per lo più dettata da questioni di marketing e non da reali preoccupazioni sulla sicurezza nazionale.

Ma anche su questo Cook ha avuto qualcosa da ridire, spiegando che avrebbe preferito maggior dialogo piuttosto che proclami sulla stampa: “Abbiamo appreso le richieste dell’Fbi dai giornali. Non penso sia la via da percorrere e non penso che una cosa così importante per il Paese avrebbe dovuto essere gestita in questo modo”, ha detto.

Ormai, però, il dado è tratto e Apple, come detto, non intende fare marcia indietro. Anzi, secondo indiscrezioni riportate dal New York Times, starebbe lavorando a nuove misure di sicurezza che renderebbero impossibile per il Governo entrare in un iPhone bloccato. Se Cupertino riuscisse a rendere ancora i propri smartphone ancora più difficili da violare, e secondo gli esperti è molto probabile che otterrà il risultato prefisso, le difficoltà tecniche per le autorità americane sarebbero praticamente insormontabili.

Insomma, anche se il Governo riuscisse ad accedere all’iPhone del killer di San Bernardino, in futuro non potrebbe più farlo con altri smartphone, cosa che innescherebbe ulteriori scontri legali con Apple. Secondo gli esperti, una via possibile potrebbe essere coinvolgere il Congresso e modificare le leggi vigenti: per fare un esempio, le compagnie telefoniche sono tenute per legge a fornire tabulati e informazioni su persone coinvolte in indagini, mentre la stessa legge non si applica a società tecnologiche come Apple e Google.