Il Pil del Giappone cala nonostante gli steroidi della Abenomics

Quarto trimestre peggio del previsto: -0,4%, pesa calo consumi

FEB 15, 2016 -

Roma, 15 feb. (askanews) – Niente da fare, a dispetto di tutti gli steroidi monetari iniettati il Giappone non ne vuole sapere di mettersi alle spalle deflazione e stagnazione. E sul finale del 2015 il Pil ha subito una nuova contrazione, un meno 0,4 per cento, peggiore del previsto, che ha più che cancellato il più 0,3 per cento dei tre mesi precedenti. Un rumoroso smacco economico che sembra soprattutto una messa in stato di accusa sul piano politico, a fronte delle promesse di rilancio declamate dal premier Shinzo Abe tramite il suo massiccio piano di stimoli, pomposamente battezzato “Abenomics”.

A tre anni dal varo, il bilancio della Abenomics è come minimo sconfortante. La caduta trimestrale del Pil riflette una pesante contrazione dei consumi delle famiglie, che non ha risparmiato nessun raggruppamento. Mediamente, da quando Abe è salito al potere nel 2012 l’economia del Sol Levante ha segnato tassi di crescita trimestrale ben più bassi di quelli del triennio precedente. I dati “dimostrano che la Abenomics, che si è ampiamente basata sull’inflazione monetaria e su una politica dello yen debole, ha pesato sui consumi reali”, accusa Crédit Suisse con una nota di analisi.

Alcuni analisti giustificano in parte la debolezza delle spese con le temperature invernali insolitamente miti, che hanno limitato alcuni acquisti stagionali. Tuttavia anche i salari si sono mossi a rilento, così come gli investimenti delle imprese, e l’effetto combinato dei crolli delle Borse di inizio 2016 e dei segnali di rallentamento a livello globale non lasciano ben sperare per l’insieme del 2016.

Sul primo trimestre tuttavia è generalmente atteso un rimbalzo. Ma con l’inflazione che resta inchiodata su valori vicini allo zero e le buste paga che non ripartono sarà difficile vedere contributi positivi dai consumi.

A questo punto c’è chi inizia a mettere in dubbio l’effettivo varo di una sorta di “clausola di salvaguardia” su cui Abe si è impegnato con diverse istituzioni internazionali: il rialzo dell’Iva dall’8 al 10 per cento, che dovrebbe scattare a primavera del 2017. Un provvedimento ritenuto importante per mantenere la tenuta dei conti mentre il debito pubblico nippon sta sfiorando un impressionante 250 per cento del Oil.

Abe potrebbe sentirsi rassicurato dal fatto che, secondo i sondaggi, a dispetto della mancata ripartenza economica mantiene un tasso di popolarità superiore alla maggioranza assoluta. E che l’opposizione “è incapace di offrire un programma alternativo”, osserva Yasunari Ueno, della Mizuho Securities. Nel frattempo la Borsa di Tokyo sembra aver allegramente ignorato i dati trimestrali sul Prodotto interno lordo, siglando la seduta con un rialzo da record, un più 7,1 per cento. E lo yen ha ripreso a salire, con l’euro che a tarda mattina scende a 127,63 yen e il dollaro he scende sotto quota 114.