Petrolio affonda sotto 29 dollari a nuovi minimi pluriennali

Eccesso di offerta e sell-off azionario affossano greggio

GEN 15, 2016 -

Roma, 15 gen. (askanews) – La prospettiva dei 3 milioni di barili al giorni promessi da Teheran fa sempre più sentire il suo peso sui mercati, con il petrolio che torna a calare a nuovi minimi ultradecennali, finendo nuovamente sotto quota 30 dollari. La tendenza al ribasso si è poi esacerbata con l’ondata di vendite che si è scatenata sui mercati azionari. Il barile di Brent, il greggio di riferimento del mare del Nord, è sceso fino a 28,82 dollari, successivamente si attesta a 29,08 i ribasso di 1,80 dalla chiusura precedente. A New York il West Texas Intermediate cala 1,92 dollari a 29,28 dollari. Valori che rappresentano i minimi rispettivamente da inizio 2004 e fine 2003.

Da molti mesi l’oro nero risente del contesto di eccesso di offerta che, tra quello che gli economisti considerano la fine di un “superciclo” delle materie prime, e il collegato rallentamento di molte economie emergenti, ha visto le quotazioni perdere oltre il 70 per cento rispetto ai picchi di metà 2014.

A questo ora si aggiunge la stagionale ripresa delle scorte, che negli Stati uniti tendono ad aumentare nei primi quattro mesi dell’anno. Tuttavia stavolta avviene in un quadro in cui si è già alla quasi saturazione delle riserve. In pratica si rischia una situazione in cui non si sa dove stoccare il petrolio, problema che si evidenzia nell’accentuamento del “contango”. In un quadro simile, l’avvicinarsi del reingresso dell’Iran sul mercato, con il venir meno effettivo delle sanzioni che per anni hanno messo al bando il suo greggio, appare come la proverbiale pioggia sul bagnato.