Bce prolunga e amplia il Qe ma Draghi non usa tutte le munizioni

Mercati delusi. Draghi: ci vorrà tempo per apprezzare le misure

DIC 3, 2015 -

Roma, 3 dic. (askanews) – Questa volta il colpo di bazooka di Draghi non è riuscito a far esultare i mercati. Il pacchetto di misure annunciato dalla Bce, un ampliamento degli stimoli all’economia con cui punta a velocizzare il ritorno dell’inflazione a valori accettabili, ha palesemente deluso le attese, che nelle ultime settimane erano lievitate, forse eccessivamente. Tuttavia le misure ci sono. E secondo il presidente ci vorrà qualche tempo affinché ne venga pienamente “apprezzata” la portata.

Il Consiglio direttivo ha innanzitutto abbassato ulteriormente il tasso sui depositi che le banche commerciali tengono parcheggiati presso la stessa Bce. Era già a livelli negativi, in modo da incentivare gli istituti di credito a impegnare questi fondi nell’economia reale, e dal 9 dicembre risulterà più basso di altri 10 punti base, al meno 0,30 per cento (il principale tasso di rifinanziamento resta invariato allo 0,05 per cento). Già questa decisione aveva innescato una prima reazione negativa, dato che erano circolate attese di un taglio più consistente, e l’euro aveva cominciato a risalire.

La Bce ha poi deciso di prorogare di almeno sei mesi, fino al marzo del 2017, l’attuale piano di acquisti di titoli. Lo ha ampliato alle emissioni degli enti locali e ha deciso di reinvestire i proventi dei titoli acquistati che progressivamente arriveranno a scadenza, in modo da compensare gli effetti sulla mole di titoli accumulati ed evitare che si inneschi una sorta di “tapering fisiologico”.

Infine, ha deciso che continuerà fino al 2017 le procedure agevolate di assegnazioni sui rifinanziamenti alle banche: in pratica concede, ai tassi minimi prestabiliti, tutti i fondi che le vengono richiesti posto che la banca disponga di titoli sufficienti da dare in garanzia (collaterali).

Invece non ha operato quella che forse era la misura più attesa dei mercati: un rafforzamento della mole mensile sugli acquisti di titoli, che resta a 60 miliardi di euro. Una doccia fredda per gli operatori che avevano sperato in alcune ipotesi ventilate dagli analisti, come di un rafforzamento del Qe a 70 o 75 miliardi di euro al mese. E una conferma ai moniti di coloro che invece avevano avvertito come già la limitata decisione sul tasso dei depositi mostrasse, indirettamente, una capacità di resistenza dei “falchi” in seno al direttorio a potenziare la manovra espansiva.

Fatto sta che in pochi minuti l’euro è schizzato fin quasi a 1,09 sul dollaro, sui massimi da un mese, con un picco di seduta a 1,0892. In serata la valuta condivisa ha moderato solo leggermente l’impennata (in mattinata era scesa fino a 1,0539) a 1,0840 dollari. Intanto le Borse puntato tutte al ribasso, chiudendo in pesante contrazione, Milano con un meno 2,47 per cento, Parigi e Francoforte meno 3,58 per cento.

Secondo Draghi però, nella configurazione attuale il programma di sostegni all’economia è in grado di garantire una risalita dell’inflazione dell’area euro ai valori auspicati, vicino al 2 per cento, laddove da molti mesi è a ridosso di zero. E il presidente ha anche rivendicato l’efficacia di quanto fatto finora, spiegando che secondo i calcoli della Bce in assenza di questi provvedimenti l’inflazione attuale risulterebbe di mezzo punto più bassa.

Già prima delle decisioni alcuni analisti, come quelli di Saxo Bank, avvertivano che sarebbe stato un errore “sparare subito tutte le munizioni”. Oggi altri, ad esempio da Bnp Paribas hanno voluto guardare al bicchiere mezzo vuoto (in realtà, visto il periodo parlando di sacco di natale mezzo vuoto), ipotizzando che l’istituzione più avanti dovrà spingersi oltre.

Ma se il problema è la brusca reazione dei mercati, allora bisogna tenere presente che “le aspettative sono scritte sull’acqua – ha commentato Donato Masciandaro, direttore del Dipartimento di economia dell’Università Bocconi – e c’è da tener conto del fatto che il gradualismo, per la Banca centrale europea, è una necessità”.

Draghi è stato anche interpellato sull’impatto nell’economia dei recenti attacchi terroristici di Parigi. “La mia risposta è che francamente non lo sappiamo. Abbiamo certamente in mente che la situazione davanti a noi è piena di rischi geopolitici. Per questo dobbiamo stare attenti e continuare i nostri sforzi di perseguire la stabiltità dei prezzi, ben sapendo – ha concluso – che la situazione potrebbe peggiorare a causa di questi rischi geopolitici”. E forse anche per questo è meglio risparmiare le munizioni.