G20, atteso via libera finale a piano anti elusione multinazionali

Secondo l'Ocse sottraggono tra 100 e 240 mld l'anno al fisco

NOV 13, 2015 -

Roma, 13 nov. (askanews) – I leader delle maggiori economie globali si apprestano a dare il via libera definitivo ad un piano di azione contro elusione e evasione delle tasse da parte delle multinazionali. Il G20 che si aprirà domenica in Turchia, ad Antalya, oltre ad affrontare i temi di primo piano della politica internazionale, dal conflitto in Siria alla crisi dei rifugiati, alle questioni climatiche, dovrebbe anche ratificare il programma preparato dall’Ocse, contro un fenomeno che di fatto è diventato insopportabile durante la crisi globale.

Perché mentre i governi dovevano “stirare” le politiche di bilancio – per far fronte da un lato all’esplosione dei costi legati alla della crisi, dall’altro alla penuria di risorse mentre con cui risanare degli squilibri – si vedevano sottrarre da questi giganti globali un enorme gettito potenziale. Proprio secondo l’Ocse, i meccanismi di “ottimizzazione” fiscali si traducono in mancate entrate tra 100 e 240 miliardi di dollari l’anno. Ovvero tra il 4 e il 10 per cento del gettito totale dai redditi di impresa.

Battezzato progetto “Beps” (acronimo inglese di Base Erosion and Profit Shifting), il piano Ocse, già approvato a livello di G20 delle Finanze, prevede di chiudere una serie di lacune normative nelle regole internazionali e nazionali che le grandi società, presenti in più Paesi, sfruttano per far “sparire” i loro utili o per pagare al fisco cifre esigue limitatamente nei Paesi dove svolgono scarse attività. L’impatto risulta anche più grave nei Paesi in via di sviluppo, data la loro dipendenza da questa fonte di gettito. Anche per questo va ben oltre i 20 Paesi che lo hanno richiesto, coinvolge infatti circa 90 Stati in tutto il mondo che ora saranno chiamati a ratificarlo nel corso del 2016.

L’iniziativa poggia su tre pilastri: introdurre coerenza tra i sistemi fiscali nazionali in merito alle attività trans frontaliere; rafforzare in maniera sostanziale gli standard internazionali e assicurare il principio che la tassazione avvenga nell’area dove è stata svolta l’attività, o creato valore economico. Terzo pilastro, si vuole migliorare la trasparenza, assieme alla certezza del diritto a favore di Stati e imprese.

L’altro grande tema economico sul tavolo è costituito dal rallentamento globale, dovuto specialmente agli indebolimenti dei grandi paesi emergenti. Ma qui, al di là delle dichiarazioni di rito tipiche di questi summit internazionali, ad esempio sulla’sternersi dal fare svalutazioni competitive, difficilmente si potrà assistere ad una qualche concreta iniziativa coordinata.