Vivendi, Ft: taglio vertici Canal Plus e stile ‘vivace’ di Bolloré

La puntata dei Guignols mai andata in onda. Domande su partecipate

OTT 2, 2015 -

Roma, 2 ott. (askanews) – “Dovunque vada Vincent Bolloré, persone vengono licenziate. E’ uno schema che ha consentito all’industriale francese di costruirsi una reputazione di investitore spietato che riesce a ottenere le cose che chiede”. E’ l’esordio di un ampio articolo che il Financial Times dedica al finanziere Bretone sottolineando che, in tale prospettiva, non è certo una sorpresa il licenziamento di top manager a Canal Plus, la televisione a pagamento controllata dal suo gruppo Vivendi, prima di installarsi come presidente.

La cosa sorprendente, scrive il quotidiano britannico, è successa quando Bollorè ha suggerito una gag per i Guignols, un popolare programma satirico ‘recitato’ da pupazzi di gomma e bandiera dello spirito libero e irriverente della sua rete televisiva. La gag, nella quale il pupazzo, che da molto tempo impersona un conduttore di telegiornale, spiegava perchè Bolloré si era sbarazzato di lui è stata registrata ma non è mai andata in onda. “E’ un grande industriale ma chiaramente non conosce molto dei prodotti culturali”, ha commentato un dirigente della rete.

L’approccio diretto del finanziere alla gestione delle sue controllate – rileva il Ft – sta innervosendo i consiglieri d’amministrazione, gli analisti e i regolatori, alcuni dei quali dicono che potrebbe essere un antipasto di quello che potrebbe succedere a Universal Music, la controllata musicale numero uno mondiale del settore per ricavi.

I rilievi del Financial Times si estendono anche a Telecom Italia, della quale Vivendi è primo azionista. “Vivendi – scrive ancora il Ft – ha speso circa 1 miliardo di euro a giugno per aumentare la sua quota in Telecom Italia al 14,9%. E Arnaud de Puyfontayne, l’amministratore delegato di Vivendi, afferma che il consiglio d’amministrazione gli aveva dato l’autorizzazione il mese precedente per aumentare la quota del suo gruppo fino a tale soglia. Eppure – si legge ancora – alcuni sostengono che il gruppo Vivendi avrebbe dovuto convocare una riunione del cda per approvare la transazione, dal momento che lo statuto della società richiede l’approvazione del cda per gli investimenti che superano i 300 milioni di euro”.

Intanto de Puyfontaine difende l’atteggiamento di Bolloré: “Avere un presidente molto impegnato e attivo è un vantaggio. Nel modo in cui lavoriamo insieme, sì, è lavoro di squadra, lavoriamo come un duetto, ma sono allo stesso tempo molto consapevole dei miei doveri come amministratore delegato, molto conscio della governance e della difesa di tutti gli azionisti”.