L’attacco di Schaeuble alla Grecia lascia cicatrici sull’euro

Berlino di fatto contesta irreversibilità sostenuta da Bce e Ue

LUG 12, 2015 -

Roma, 12 lug. (askanews) – Ha aspettato il momento in cui la preda sarebbe stata esposta, vulnerabile, impossibilitata a difendersi. Da vero falco, ha atteso. Giorni in cui probabilmente la rabbia gli ribolliva dentro, ma restando freddo, in agguato. E quando ha visto l’occasione giusta è sceso in picchiata senza esitare un istante. Wolfgang Scaheuble ha colpito durissimo. Ha sferrato il suo attacco contro la richiesta della Grecia per un nuovo piano di aiuti. E ha finito per lasciare profonde cicatrici non solo sull’orgoglio ellenico, ma anche all’intero edificio dell’Unione valutaria.

Perché proprio su iniziativa del ministro tedesco, dall’Eurogruppo è uscito un documento, per quanto non approvato formalmente dai ministri, che mette nero su bianco quello che fino a poco tempo fa era considerato un tabù assoluto: l’ipotesi di uscita della Grecia dall’euro, seppure su base temporanea.

Una idea che contrasta in maniera stridente con quel principio di “irreversibilità” dell’euro declamato per mesi sia dal presidente della Bce Mario Draghi, sia dalla Commissione europea. Almeno in questa bozza, l’euro non è più considerato “irreversibile”.

Vero è anche che la stessa Grecia e il suo governo targato Syriza, guidato da Alexis Tsipras, ha messo a sua volta in seria discussione l’integrità dell’euro, convocando a sorpresa un referendum sul piano di aiuti proposto dall’Ue (che pure era meno duro di quello che ora cerca di negoziare). Ma formalmente quel voto non era sull’apparteneza o meno alla valuta condivisa, come pure sostenevano diversi esponenti europei tra cui il capo della Commissione Jean-Claude Juncker. Peraltro Atene non ha mai ammesso di aver elaborato eventuali “piani B” per cambiare valuta o preparasi a farlo. Anzi Tsipras ha risolutamente negato ipotesi simili.

Invece la proposta Schaeuble, che è stata fatta circolare proprio in occasione dell’Eurogruppo ritenuto decisivo, menziona esplicitamente la fuoriuscita greca. E si tratta di una proposta che viene dalla prima economia dell’area valutaria.

Altretattanto simbolica, e umiliante per il governo Syriza, è la richiesta di “normalizzare” il lavoro con “le istituzioni”. In pratica si tratta di ripristinare la “Troika” di Commissione europea, Bce e Fmi. Una questione che sembrava superata, invece si chiede perfino al governo di fare passi indietro su tutti i provvedimenti presi finora senza il consenso delle stesse istituzioni.

Insomma una serie di attacchi che sembravano diretti a far saltare il tavolo, stavolta da parte tedesca, poco importa quali sarebbero stati i danni collaterali. Possibile che ad innescare l’attacco teutonico sia stato il venir meno di alcuni possibili pretesti dietro cui Berlino pensava di potersi nascondere. In particolare quando negli ultimi giorni sono circolate interpretazioni del regolamento del fondo salva stati Esm, sostenute da Commissione Ue e Bce, che facendo leva sui rischi sistemici per l’euro consentivano di avviare un programma anche solo con l’85 per cento di voti favorevoli, invece che all’unanimità.

Questo ha tagliato fuori la possibilità di un veto al programma di aiuti da parte di paesi “piccoli” come la Finlandia. Per bloccarlo Berlino sarebbe costretta a mettersi palesemente di traverso. A meno che, appunto, avanzando proposte volutamente provocatorie non riuscisse a spingere i greci ad un nuovo rifiuto. Ma ora sembra essere proprio Atene a lavorare per evitare una rottura.