La Grecia sull’orlo del baratro, ma c’è ancora una speranza

Lunedì vertice decisivo, ma parte subito girandola consultazioni

GIU 19, 2015 -

Roma, 19 giu. (askanews) – La Grecia resta pericolosamente in bilico sull’orlo del baratro, come illustra un eloquente fotomontaggio messo in copertina dal settimanale The Economist, dove tuttavia il premier Alexis Tsipras ha al suo fianco la cancelliera Angela Merkel. Perché ormai è sempre più chiaro che mentre trattano sul caso Grecia, i leader dell’Unione valutaria sono sempre più consapevoli di dover soppesare le conseguenze di un eventuale incidente sulle loro rispettive economie. E sull’euro stesso. Ad ogni modo nelle ultimissime ore l’andamento schizofrenico di questa partita ha nuovamente virato in positivo, risollevando, tra mille cautele, le speranze che sembravano esser cadute in disgrazia.

Lunedì si terrà un vertice decisivo, una riunione straordinaria dei capi di Stato e di governo dell’area euro. Inizierà alle 19 e poche ore prima, alle 15, sarà preparato da un nuovo Eurogruppo dei ministri delle Finanze. Da qui a lunedì è attesa una serie di consultazioni telefoniche tra i maggiori leader coinvolti, che del resto è già partita con il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker che ha sentito la cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente francese Francois Hollande, questi due che si sono sentiti a loro volta e con colloqui simili previsti con il premier greco Alexis Tsipras.

Se anche lunedì non si dovesse chiudere il negoziato, teoricamente ci sarebbe un margine temporale residuale. Perché il termine per una intesa è il 30 giugno e giovedì 25 e venerdì 26 si terrà un altro vertice dei leader, calendarizzato da tempo e esteso a tutta l’Ue a 28. D’altra parte un non accordo lunedì potrebbe anche far precipitare gli eventi in maniera incontrollabile. Perché in ballo, oltre alle scadenze ufficiali dei pagamenti dello Stato, come 1,6 miliardi da restituire entro fine mese al Fmi, ci sta anche la tenuta del sistema finanziario e bancario ellenico. Minacciato dal moltiplicarsi di voci di corsa a ritirare i depositi.

In questo quadro la Bce ha concesso una nuova consistente boccata d’ossigeno. La soglia massima della liquidità di emergenza disponibile tramite il meccanismo Ela, gestito dalla Banca di Grecia dietro autorizzazione della Bce, è stata nuovamente alzata. Secondo alcune ricostruzioni di stampa per oltre 3 miliardi di euro, un incremento consistente, con cui il tetto ha raggiunto 86 miliardi. La Banca centrale greca si è anche prodigata in rassicurazioni sulla tenuta del sistema finanziario, dopo che nelle ore precedenti erano circolate ricostruzioni allarmistiche sui ritiri di depositi.

La Borsa di Atene ha tentato una risalita, che si è andata smorzando in serata e che seguiva una prolungata fase di ribassi che ieri si era interrotta. A fine scambi l’indice generale segnava più 0,57 per cento, in un contesto che resta altamente volatile. Nelle sedute precedenti la Borsa di Atene aveva accumulato flessioni per oltre il 20 per centro. E si è allentata di qualche tacca anche la pressione sui titoli di Stato, con i rendimenti sulla scadenza decennale che si moderano al 12,589 per cento, laddove nelle sedute precedenti avevano oltrepassato il 13 per cento.

Posto che sul caso Grecia bisogna sempre mantenersi “cauti”, il fatto che sia stato convocato un vertice dei capi di Stato e di governo lunedì “è evidentemente il segno che si ritiene che ci siano margini per raggiungere una intesa”, ha affermato il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan nella conferenza stampa al termine dell’Ecofin. “Il fatto che sia stato convocato è una buona notizia. Altrimenti non sarebbe successo niente fino al 30 giugno”.

Ma i rischi di incidenti restano elevatissimi. In assenza di un accordo la Grecia “va dritta verso l’insolvenza”, ha affermato il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk. “La situazione è critica – ha detto – siamo vicini al punto in cui il governo greco dovrà decidere tra accettare quella che ritengo una buona offerta di continuo supporto, oppure di andare dritto verso il default”. La Commissione europea continua a lavorare ad uno scenario “buono” sulla Grecia, per “trovare una soluzione senza guardare ad una catastrofe”, ma il il responsabile degli Affari economici Pierre Moscovici ha anche aggiunto che “naturalmente dobbiamo essere pronti a tutto, anche al peggio”.

Lo stesso Padoan ha rilevato che per quanto sia remota l’ipotesi di una uscita della Grecia dall’euro, “se ci fosse una Grexit è chiaro che l’euro sarebbe una cosa diversa, non sarebbe più irreversibile, proprio per questo auspico che in caso di uscita ci sia una immediata accelerazione degli sforzi dei Paesi dell’euro per rafforzare l’architettura istituzionale”.

In questo quadro di persistente tensione si assiste anche allo sfogo del presidente della Commissione Jean-Claude Juncker. “Non capisco Tsipras”, ha detto al settimanale tedesco Der Spiegel. Invece di continuare a lamentarsi, dovrebbe rivendicare con i suoi elettori che la Commissione ha offerto ad Atene un programma di investimenti che vale 35 miliardi di euro dal 2015 al 2020. Peraltro Tsipras sembra aver equivocato il ruolo di mediatore del capo della Commissione, come se fosse “uno che può tirare fuori il coniglio dal cilindro. Ma non è così – ha concluso Juncker – l’ho ripetutamente avvertito che non può affidarsi solo a me per evitare il tracollo dei negoziati”.